Regia di Pedro Almodóvar vedi scheda film
Non sono mai riuscito a scrivere una riga su Almodovar, regista del quale sono rimasto ammaliato (come tanti) da TUTTO SU MIA MADRE in poi. Me ne dispiace vergare proprio su LA PELLE CHE ABITO, deludente pellicola di Pedro vista (a fatica) per la prima volta su grande schermo, ahimè doppiata (una pratica assurda) e con commenti non autorizzati del pubblico sparuto in sala. Dare la colpa della non riuscita a questi eventi più o meno perniciosi non sarebbe corretto. La spaccatura di giudizi di critica e pubblico molti l’hanno imputata al cambio di registro del regista. A mio avviso, invece, il problema sta proprio nel non aver cambiato pelle. Mi spiego meglio. Almodovar racconta una storia delle sue su corpi che mutano sesso, passioni patologiche, intrecci melodrammatici (per esempio la cameriera Marisa Paredes madre) e (in questo caso) vendette incorporate. Il tutto iniettato di vari elementi del cinema di genere: il grottesco incerto rappresentato dalla parte del Tigre; gli esperimenti di transgenesi che sanno di horror e gli sviluppi che dovrebbero essere thriller ma il salto non avviene mai in maniera compiuta. E poi basta sparare la musica a tutto volume per incrementare la tensione ottenendo il risultato opposto. Ciò che non funziona è la mancata applicazione o forse l’incapacità di trattare i generi e come hanno scritto altri per paura di tradire l’autore Almodovar. Un approccio meno autoriale e serioso gli avrebbe consentito uno sguardo più ironico e leggero sulla materia drammaturgica inverosimile creata e avrebbe gestito meglio l’accumulo di colpi di scena che invece lasciano indifferenti e fanno sorridere solo per il senso di ridicolo che affiora in alcune scene. Purtroppo è sbagliato anche l’interprete principale, Antonio Banderas non convince per nulla, la cura Hollywood non gli ha giovato, persino in ASSASSINS è più inquietante e ha una maggiore e vasta gamma espressiva. Pedro stavolta ha toppato in pieno e le tante citazioni cinematografiche assumono un valore posticcio come la pelle di Vera/Vicente.
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