Regia di Pedro Almodóvar vedi scheda film
Provate a raccontare la trama di La pelle che abito, avrete l'impressione di avere visto un'altra cosa. Almodovar lavora su canali comunicativi periferici, la storia si compone per frammenti temporali, visivamente nello schermo, e insieme, idealmente dentro lo spettatore. Il film contiene tutte le tematiche preferite del regista, che continua nella sua costruzione dell'emisfero femminile ancora una volta a scapito dell'uomo. Il desiderio si trasforma in dolore, la malinconia in presa di coscienza, il passato può essere riletto solo nel presente illogico e alienato. Per una volta Almodovar usa ambientazioni algide per trasmettere il suo sguardo formale ed estetico, il suo amore per l' immagine dentro uno schermo. Il film, che descrive una persona dentro un'altra, una realtà che cambia pelle continuamente, indica che sotto una nuova pelle c'è sempre un corpo pulsante alla ricerca del desiderio ma anche dell'anima. Il risultato finale è un'asse di equilibrio fra horror, thriller e melodramma, cinema di maniera, però ben fatto che emoziona, riporta Almodovar ai livelli delle sue opere migliori con la maturità e la consapevolezza del tempo che scorre.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta