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La pelle che abito

Regia di Pedro Almodóvar vedi scheda film

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La recensione su La pelle che abito

di ROTOTOM
2 stelle

Con tutte le più buone intenzioni questo fanta-horror-melò-e-non-si-sa-cos’altro di Almodòvar è la caricatura sconclusionata di tutto il suo sopravvalutatissimo cinema. Trama: Banderas è Robert, un chirurgo plastico di chiara fama e ricchezza, tanto che lo stesso numero di inquadrature che spettano a lui le ha anche la sua potentissima BMW bianca che ottusamente ripete la stessa manovra come in uno spot pubblicitario. Il chirurgo, in preda al delirio di onnipotenza con mire creazioniste, aggiorna il mito di Frankenstein in chiave omosessuale, così inventa una pelle geneticamente modificata attirando le ire dei colleghi scienziati e tiene segregata in casa una misteriosa ragazza, molto bella, sempre vestita con un body che ne replica le forme. Poi un tizio vestito da tigre entra in casa e violente la ragazza, si vedono tette e si odono coiti. Flash back. Gli è morta la moglie, la figlia si suicida dopo uno stupro, forse. Si rivedono tette. Si riodono coiti. Mah... Allora lui cerca lo stupratore e si vendica. Come? Non voglio rovinare questa splendida sorpresa che ad una mente mediamente sintonizzata ai confini della realtà apparirà chiara già alla fine del primo tempo.

 Film noiosissimo e privo di qualsiasi coerenza narrativa, divaga su vari temi – l’omosessualità, l’etica scientifica, la perdita degli affetti, la vendetta, l’identità – con trasognata insensatezza, senza centrare un bersaglio che sia uno. Almodovar tenta il genere, puntando sul trans-genere e gli esce l’ennesimo film degenere, patetico e molle. Costantemente alla ricerca del colpo di scena, riesce solamente ad accumulare situazioni inverosimili impastate in un magma berciante e sconclusionato durante il quale, come nella peggior soap opera televisiva, è necessario ricorrere allo

spiegone che enuncia verbalmente quanto visto precedentemente, a scopo chiarificatore. Almodovar più che posseduto delle proprie pulsioni , ne è vittima e si dibatte in cerca di una forma coerente fallendo miseramente la missione. Il regista sembra sempre che non sappia che fare, il racconto ondeggia paurosamente tra personaggi che appaiono e scompaiono, manca totalmente il motivo delle azioni che rimangono delegate a scene prive di senso affastellate senza criterio nell’impresa di mandare avanti il pastrocchio. Il grottesco nelle mani di Almodovar diventa cretino. Il sesso è volgare e ripetitivo ma molto meno di un buon porno, genere al quale si avvicina per sterilità di messa in scena. I personaggi sono, al solito, scritti molto male, grossolani e privi di spessore.  I generi, affossati dalla inadeguatezza di chi dirige. Un film di algida bruttezza formale   che annovera momenti di pessimo cinema oltre ad un finale tra i più stupidi che siano mai stati proposti. Imbarazzante.

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