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La pelle che abito

Regia di Pedro Almodóvar vedi scheda film

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La recensione su La pelle che abito

di BobtheHeat
4 stelle

Una delle due distinte signore sedute in sala accanto a me, dopo aver ampiamente chiacchierato durante tutto il tempo dei trailer, chiede all’altra, mentre iniziavano a scorrere i titoli di testa di “La pelle che abito” (dunque secondo me,che sono un “tipo” alla Woody Allen, praticamete a metà film, citazione “Io & Annie”) “Ma tu la sai la trama del film? Nooo? Allora, parla di un chirurgo plastico, che poi lo interpreta quell’attore (pausa) , come si chiama (pausa) , adesso lo vedi, quel bell’uomo”... A quel punto, in verità ampiamente in ritardo rispetto al solito (ma in fondo ero curioso di sapere sino a dove si sarebbe spinta l’idiozia della “sciura”), sono ovviamente intervenuto, chiedendo cortesemente (?) e fermamente il rispetto ed il silenzio assoluto. E non senza sorpresa, devo dire di averlo immediatamente ottenuto (ok fatta eccezione per i 5 minuti persi per rispondere ad un messaggio sul telefonino con display da 400 pollici e luminosità pari alla “luna piena” ) per tutta la durata del film. Clamoroso ! (Che si siano entrambe addormentate ?). Questo piccolo triste aneddoto, mi serve semplicemente per sottolineare come con “La pelle che abito”, ci ritroviamo davanti ad uno di quei casi in cui è certamente meglio non sapere nulla o quasi della trama del film: ciò al fine di meglio assaporare le sorprese ed i vari colpi di scena che si susseguono poi nel corso della narrazione. Se si vuole parlare del film, meglio dunque non iniziare a raccontare la sua complicata trama, la storia del Dottor Robert Legard, alias Antonio Banderas, ovvero “il bell’uomo di cui sopra”. Quello che si può dire è che “La pelle che abito” è un film folle ed ingenuo come il suo protagonista, sulla carta intrigante ma di fatto poco ispirato, tanto dall’essere, bisogna saperlo(s)oggettivamente riconoscere, il più brutto (o se vogliamo il meno bello) film di Almodovar da molti anni a questa parte. La commistione tra melò e thriller, horror e grottesco, non porta affatto ai risultati sperati. Almodovar questa volta non ha trovato il giusto registro. Tanto che si finisce persino per (sor)ridere nel momento sbagliato. Il montaggio alternato, con i vari flashback, non ha la giusta forza di coinvolgimento. È ovviamente ingiusto chiedere ed aspettarsi da un Autore (che si ama) ad ogni suo nuovo film, una pellicola di valore pari ...al proprio film preferito... (in questo caso “Parla con Lei”) Ma questa volta, diversamente che nel precedente e a mio avviso sottovalutato “Gli abbracci spezzati”, mi riesce difficile non accodarmi alle numerose critiche negative (stampa italiana compresa, vedi i vari Mazzarella,Sollazzo, Caprara, Barnabè) che sono piovute addosso al film sin dalla sua appunto contrastata presentazione a Cannes. La qualità della messa in scena non si discute: ma manca il respiro, la profondità, la fluidità del Cinema migliore di Almodovar. Mancano i suoi veri straordinari personaggi: all’interno del film, che si dilunga e si avvita sin troppo su se stesso, ritroviamo solo i volti di molti attori feticcio dell’istrionico regista spagnolo : ma ad incominciare dal (troppo) monocorde (per via della scrittura ancor prima che della recitazione) protagonista Banderas, tutti non riescono a trasmettere quello che avrebbero potuto. Sia che si tratti di disperazione che di rabbia, di dolore e di tristezza, di angoscia e di paura. Per non parlare del finale, che sopraggiunge frettolosamente, conciliante e privo del giusto pathos. Quasi un autogol. Insomma, ora lo sappiamo: anche Almodovar può fare un passo falso. Voto:4

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