Regia di Rob Reiner vedi scheda film
Sottile è il confine tra fanatismo e follia.
Puo' assumere toni morbosi,che sconfinano nella torbida perversione."Misery non deve morire" parla di una "relazione" ambigua e disfunzionale,tra uno scrittore di successo e una sua assidua lettrice.Il film è tratto da un romanzo di Stephen King,che forse avra' voluto riversare le paranoie del successo su uno scritto dal taglio serrato e avvincente.E' ovvio che una storia simile è materia di facile fruizione cinematografica.
La parabola di Paul Sheldon e Annie Wilkins si presta alla materia cinema annullandone lo "schermo" protettivo tra spettatore e ambiente circostante,trasportando l'orda della psicosi all'interno del nostro intimo.
Il bravo Rob Reiner e gli eccellenti James Caan e Katy Bates trasmettono l'inquietudine d'una parabola umana distorta e allucinata.Un taglio registico robusto e supportato dalla recitazione mimetica degli attori rende lo stile filmico degno dei migliori thriller di un Hitchkock e un Polanski.
L'organicita' del thriller con spruzzate di horror gonfiano di clamore emozionale un film diretto e mai scontato,venato dall'inizio d'una perversa inquietudine,che tuttavia esplode all'interno dello chalet di montagna.
Reiner lascia lo spazio "relazionale" al duo di attori,non invade lo spazio umano,mantiene la regia a "debita" distanza.
Il "cuore" del film è tutto centrato sull'ambigua relazione tra Sheldon e la Wilkies,un qualcosa di estremamente morboso e allucinato.Caan e la Bates trasmettono "chimicamente" il ruolo di una "possessione" personale,tra vittima- carnefice e carnefice-vittima.
I ruoli sembrano invertirsi,con la Wilkies che vede in Sheldon una sorta di Dio/padre,e in Sheldon che all'inizo accoglie le "cure" amorevoli della donna.Un qualcosa di profondamente edipico che la regia mostra in modo efficace.
"Misery" oltre ad essere un convincente thriller,è una sorta di dramma relazionale,un qualcosa che scende nelle viscere dell'animo umano,trasfigurandone i rapporti.
Evincente in tal senso è la personalita' disturbata della Wilkies,che si "nutre" d' immaginazione,rendendo reali le sue eccessive paranoie.Un legame pauroso e malsano,dove Sheldon si "gioca" il ruolo di vittima del fanatismo della Wilkies.
Reiner pur non "avvicinandosi" agli attori coglie il cuore "della storia,giostrando con estenuante vigore sull'espressivita' degli interpreti,captandone cosi' psicosi e smarrimenti.
Lo chalet di montagna che appare come un "Nido" familiare e accogliente, dove sotto la patina vi è un orrore esistenziale tramutato in follia pura.La Wilkies stessa sembra parte integrante di un racconto di Sheldon,s'immedesima nella "povera" Misery,cerca di riviverne l'emozioni scritte riversandole sul corpo dell'uomo.
Non vi è piu' confine tra reale e fantasia,con la donna immersa nella schizofrenia di chi ha paura di "perdere" una ragione di vita.
Alla fine tutto bruciera',compresa Misery,morta lei morira' il suo pericoloso alter-ego,trascinando con se follie morbose che nella mente di Sheldon resteranno purtroppo vive.......
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