Regia di Rob Reiner vedi scheda film
Probabilmente la più bella trasposizione cinematografica di un romanzo di Stephen King, e probabilmente una delle regie più ispirate di quel Rob Reiner che già diresse l’indimenticabile Stand by me, guarda caso altro adattamento da King. Qualcosa vorrà dire. Misery è una specie di Elisa di Rivombrosa, protagonista di un ciclo di romanzi simil-Liaia, il cui autore decide di far morire, esausto di esserne dipendente. A nulla servono gli avvertimenti della sua agente (l’improvvisa presenza della divina Lauren Bacall). E allora ecco che si presenta, in tragiche circostanze, la sua più grande ammiratrice, una ex infermiera apparentemente pacioccona.
Il resto lo si conosce, tanto celebre è diventato questo inquietantissimo e ansiogeno film in cui non c’è una sbavatura e tutto è architettato con ritmo e tensione. Merito di una sceneggiatura pressoché infallibile di William Goldman che calibra con esperienza ed efficacia gli elementi fondamentali del racconto (si parte dal disincanto dello scrittore vittima del sistema che continua ad essere vittima, ma di un prodotto del sistema, ossia una sua fan, e si arriva a inquietanti riflessioni sul rapporto tra autore e ammiratore, fino alla descrizione del terribile personaggio femminile e le relative ossessioni e ai tentativi di fuga dello scrittore; senza dimenticare la raffigurazione del glaciale paesaggio e delle artigianali indagini dello sceriffo) riuscendo a creare un mix irresistibile e di coinvolta paura.
James Caan è al solito professionale ed abbastanza sbigottito, ma il film appartiene tutto ad una devastante e memorabile Kathy Bates, capace di conferire alla sua instabile Anne qualunque tipo di espressione, emozione, follia. È un film che invita caldamente ogni scrittore ad evitare di creare personaggi seriali.
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