Regia di Måns Mårlind, Björn Stein vedi scheda film
Ci sono due svedesi, un irlandese, un inglese e un’americana… Non è una barzelletta, ma l’elenco dei credits di Shelter; che pure, come horror, è abbastanza risibile. Il film segna il debutto negli Usa dei registi Mårlind & Stein, già autori in Svezia di serie Tv. In mano hanno una sceneggiatura pasticciata, che mescola impunemente la psichiatria con la religione, la reincarnazione con le personalità multiple e il voodoo con le montagne fredde della Pennsylvania. Julianne Moore, che riuscirebbe a scaldare con la fiamma della sua bravura e della sua chioma anche il peggiore dei personaggi, si affanna a rendere credibile la sua dottoressa (vedova con figlioletta a carico), alle prese con l’impossibile caso di un giovane affetto da doppia personalità. E poi tripla, quadrupla, e così via, mentre strane morti stringono il cerchio intorno alla psichiatra. La quale, considerandosi «donna di fede, ma dottore di scienza», per quasi 90 minuti non ha il minimo sospetto che possa esserci qualcosa di soprannaturale in ciò che le sta accadendo. Nei panni del multiposseduto c’è Jonathan Rhys Meyers, altrove attore discreto ma qui decisamente non all’altezza di un ruolo che gli richiede di cambiare registro, voce e fisicità ogni 10 minuti. La soluzione dell’intreccio, quando arriva, non interessa più a nessuno. I
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