Regia di Måns Mårlind, Björn Stein vedi scheda film
Pasticcio confuso ed indeciso, "Shelter", dei registi svedesi Stein e Marlind, se non si prendesse tremendamente sul serio come film di genere (ma quale poi?), sarebbe potuto sembrare una discreta parodia stile "Scary movie". Thriller psicologico con venature horror e risvolti mistici, popolato da presenze paranormali ma strutturato come un giallo della mente alla caccia d'improbabili sdoppiamente di personalità. In questo film ce n'è per tutti i gusti ma il campionario di luoghi comuni e citazioni dozzinali è talmente vario ed imbarazzante da attorcigliarsi su sé stesso ad ogni cambio di registro. Una storia di maledizioni ed esorcismi visti attraverso gli occhi di una scienziata profondamente religiosa (??) che sempre più incredula si lascia travolgere da eventi per lei inspiegabili. Una sorte, quest'ultima, che colpisce sia Julianne Moore (che tenta in tutti i modi di rimanere a galla sebbene tutto intorno a lei non faccia altro che inabissarla) che lo spettatore, frastornati da continui cambi di direzione che sistematicamente si vanno a risolvere nel modo meno attendibile possibile. Jonathan Rhys Meyers funziona poco, monotono e poco incisivo a dispetto di un ruolo polivalente che non gli si addice, per il resto, la tensione viaggia sui binari del déjà vu e persino l'ambientazione risulta paradossalmente inappropriata e fuori luogo. Un filmaccio che farebbe rabbrividire Friedkin e De Palma in un colpo solo.
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