Regia di Måns Mårlind, Björn Stein vedi scheda film
Horror, thriller, e forse esoterismo, o forse fantascienza. Questo film è avvolto nel fascino senza tempo del mistero, che fa audience in maniera equilibrata e intelligente, senza proporre soluzioni confortanti e banali, né formulare congetture troppo ardite. Le domande lasciate in sospeso e le lacune logiche che restano da colmare sono alla portata di ogni immaginazione, anche delle più pigre e disabituate a inventare spiegazioni. Di fronte allo sconcertante enigma della schizofrenia, la psichiatria è l’approccio razionale che va superato, e sostituito con la fede in qualcosa di tremendamente incomprensibile e spaventosamente indomabile. La bestia interiore che ispira crimini efferati assume qui una dimensione totalmente umana, che terrorizza per la sua complessità, e intanto avvince per la sua capacità di andare oltre lo spettacolo di sangue per costruirsi intorno una storia di dolore. L’indagine scientifica, affidata ad una Julianne Moore sobriamente vestita di rigore e sensibilità, è un percorso accidentato, in cui il metodo è perdente e l’irrompere del caso travolge le barriere dello scetticismo. Se la materia non fosse, semplicemente, il soggetto di un film di cassetta, il discorso potrebbe allargarsi fino alla delicata questione riguardante le dinamiche della ricerca e della scoperta, ed indurre a chiedersi se la fonte del nuovo sapere non si possa, magari, davvero trovare in mezzo alle cose del passato che sono state dimenticate.
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