Regia di Gianni Di Gregorio vedi scheda film
Gianni è gentile, è affettuoso, è comprensivo, sorride spesso. Il vino bianco è leggero e pastoso ed è meglio di qualsiasi altro alcolico o superalcolico. Il piacere di una sigaretta ogni tanto non è peccato e nemmeno fa male, con buona pace di Veronesi. La Roma di Gianni ci piace, è a dimensione d’uomo, a portata di mano, è assolata e d’estate (nonostante l’afa) si sta bene. Il piacere della semplicità, della quotidianità goduta e vissuta appieno, senza stress e troppi patemi. Dopo le vicissitudini intorno ad un PRANZO DI FERRAGOSTO e a una piccola e gustosa compagnia di signore anziane nel pieno di una canicola romana, Gianni prosegue il suo personale itinerario cine esistenziale alle prese con la senilità e l’universo femminile. La madre Valeria vive con una “bomba atomica” dell’est che le fa da badante. Tra una partita a carte e un poker in Tv reclama la presenza del figlio quando non c’è la “bomba atomica” o per sistemare una banale presa scart. La moglie vuole che tra una bolletta e un po’ di frutta per l’amorevole e festaiola Aylin vada all’Ikea, ma Gianni preferisce “perdersi” nel parco, verificare se la tabaccaia ha veramente l’amante seduto in una sedia di plastica con i rayban, la tuta e i capelli bianchi. Gianni ha ancora buone chances di piacere, o almeno così dice e lo sprona l’amico avvocato Alfonso che gli organizza un pranzo con due belle gemelle libere e non disponibili. Da tanti anni non vede la figlia di un’amica della madre, la quale fresca separata lo invita per una domenica galante, Gianni si illude ma finisce a bere un liquore “proibito” con la vecchia madre di lei (Lilia Silvi, quella che tentava di concupirlo nel film precedente). Sempre Alfonso lo costringe a prendere il viagra e a raggiungere il piacere nel traffico romano consumando lì l’effetto della pillola blu (scena esilarante). Al compleanno della madre Gianni deve trovare una scusa per non stare insieme alle ipocrisie di moglie e suocera, con il cagnone di Aylin stavolta (e non per sua volontà) si perderà davvero per Roma e all’alba lo ritroverà il fidanzato sfaticato e rassegnato della figlia. “Ahò, ma che c’hai in questa testa”. Le donne e la fantasia. La Commedia di Di Gregorio ha la veracità autentica lieve e autoironica del suo sguardo sulle cose, sulle persone e sulle stagioni della vita. Si può far riflettere e (sor)ridere con garbo e intelligenza, senza ricorrere a parolacce e volgarità. PRANZO DI FERRAGOSTO prima e GIANNI E LE DONNE ora ne sono una straordinaria testimonianza. Gianni Di Gregorio ha colmato un vuoto, con candore e passo felpato è entrato nei nostri cuori e non li lascerà più.
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