Regia di Gianni Di Gregorio vedi scheda film
Sessanta anni suonati, una figlia svagata che lo vessa, una madre plurinovantenne a carico, una moglie assente: Gianni, baby pensionato, non ha grandi ambizioni. La sua vita è in un quadrilatero circoscrizionale romano, tra lunghe passeggiate e giri a bordo di una vecchia Alfa 164, con la magra consolazione di una bevuta ogni tanto. Ma oggi, a sessanta anni e più, non sarebbe il caso di dedicarsi ad una nuova torrida storia con una donna? Una bionda badante, o magari ritrovare il primo amore...? E' quanto l'amico avvocato gli suggerisce. E Gianni lo prende alla lettera. Peccato che le donne non facciano altrettanto. Unico, straordinario cantore di una terza età semplicemente definibile vecchiaia (!), Gianni De Gregorio, ritrova lo stile folgorante che aveva illuminato Pranzo di ferragosto (suo esordio), e riesce a raccontare la quotidiana meschinità dell'italiano privo di qualsiasi spinta ideale, senza ricorrere a stereotipi o macchiette. Scegliendo di "non raccontare" ma, semplicemente, mostrando "di saper raccontare" la banalità con risvolti lirici (si pensi all'esercizio dei "tibetani" da tutti consigliato per ottenere nuova linfa...), permea l'opera con la sua figura mai invadente, ma accettandone consapevolmente i limiti. E, proprio per la sua straordinaria capacità di lavorare sugli attori sconosciuti (ma Santagata è un grande uomo di teatro, la Cavalli una strepitosa caratterista), dando dignità a ciò che il cinema commerciale offusca, ponendo la macchina da presa ad altezza uomo e cercando le soluzioni meno ovvie, la commedia non scantona nel cattivo gusto, e mostra uno stile ed una cura per l'immagine desueta nel cinema italiano. Proprio perchè l'uomo deve parlare di sè (come fanno i grandi registi, da Welles in giù...), non è mai retorico. E la pellicola (De Gregorio preferisce un impianto tradizionale al corrente linguaggio digitale, il montaggio antitelevisivo è "morbido", senza stacchi irruenti e la scena costruita nella sua interezza) scorre via, nonostante l'eccessiva lunghezza (tanti 90 minuti, eh!), senza annoiare. Un cinema sano, intelligente, in grado di parlare di uomini di oggi, senza mitizzarli. Perchè, forse, l'unica vera fotografia del Paese che bello un tempo fu, ci rivela che ogni età va vissuta come tale...Profetico.
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