Regia di Gianni Di Gregorio vedi scheda film
Gianni è un comune pensionato la cui esistenza è costellata da una corposa presenza femminile. Dalla moglie alla figlia, passando per la madre, borghese ormai in miseria non rassegnata, alla di lei badante e finendo con la giovane vicina di casa. Quando scopre che un insospettabile vecchietto, frequentatore del bar sotto casa, ha l’amante entra in una crisi esistenziale che lo porterà a rispolverare vecchia amori e passioni mai alimentate.
Dopo il meritato successo di Pranzo di Ferragosto, Di Gregorio torna a dirigersi e a dirigere una pellicola in cui Roma fa da sfondo e le vicissitudini verosimilmente familiari da contorno ma, vuoi per l’argomento meno gustoso, vuoi per il modo di raccontarlo meno esaustivo, la pellicola prende il volo ma non decolla mai. Nonostante sia avvolta fin da subito da quell’aura magica che la semplicità delle sceneggiature messe in scena da Di Gregorio sembrano avere, nonostante l’evidente capacità di collocare ogni attore nell’involucro del personaggio disegnato, all’appello manca qualcosa: la leggerezza.
L’intenzione di aggravare il film con una riflessione sul tempo che passa, sugli uomini di una volta, sull’amore perduto o piuttosto sulle occasioni mancate, ancora Gianni Di Gregorio ad un passato meno interessante del presente che vive, animano da personaggi corposi che ben delineano il suo essere anche quando si limitano a fare da contorno, come il nullafacente fidanzato della figlia o piuttosto il suonatore di piano che occupa i pensieri di una donna da conquistare da cui si lascia prima illudere e poi eludere.
Una messa in scena semplice e pulita, una sceneggiatura scorrevole, ben scritta che funziona per gran parte della visione che purtroppo parte lentamente poi si innalza ma, raggiunto l’apice, si eclissa nell’ultima mezz’ora composta principalmente da una serie di situazioni ridondanti che finiscono per non intrattenere più. Senza dubbio una visione diversa e coraggiosa in un marasma di commediole banali.
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