Regia di Barry Levinson vedi scheda film
E questa è semplicemente un'opera televisiva?Perchè se è solo televisione allora che qualcuno mi dia un pizzicotto per capire che non sto sognando.Abituato al livello sconfortante di tanta fiction televisiva odierna un film come questo è ossigenante.E perchè un'opera come questa,cinematografica fino al midollo,non è transitata nelle sale cinematografiche?Credo che la risposta non sia nella sua qualità,indiscutibile,ma sia nella tematica trattata probabilmente poco spendibile sul grande schermo perchè troppio scomoda.L'eutanasia,il suicidio assistito o come diavolo si voglia chiamare,l'attività in cui il dottor Jack Kevorkian si è adoperato per oltre un centinaio di volte.Tutto questo gli è valsa una lunga battaglia giudiziaria culminata anche con una condanna e con 8 anni trascorsi in prigione.Un tema spinoso,da far tremare le vene ai polsi,un tema di civiltà su cui si possono instaurare discussioni di durata infinita perchè ognuno comunque rimarrebbe del proprio parere.Se ci vogliamo solo fermare alla confezione del film non possiamo far altro che restare ammirati:una fotografia plumbea,quasi in bianco e nero ci accompagna nella trattazione quasi asettica delle tesi del dottor Kevorkian intepretato da uno straordinario Al Pacino che ci lascia a bocca aperta perchè è da tanto,troppo tempo che non lo ricordavamo così bravo.Così come siamo piacevolmente stupiti dalle prove di John Goodman(lontano dagli eccessi coeniani) e di Brenda Vaccaro che è una spalla più che adeguata alla prova monstre di Pacino.Anche Levinson sembra tornare agli antichi fasti con una regia ferma,precisa che cerca di tenere lontano il più possibile il ricatto emotivo che è sempre dietro l'angolo quando si tratta un argomento ostico come quello dell'eutanasia.You don't know Jack è un film di straordinaria tensione emotiva,un'opera importante che in più di un'occasione mi ha riportato alla mente un altro bellissimo film di impegno civile,quell'Insider di Michael Mann in cui la battaglia civile affrontata era decisamente meno scomoda da trattare perchè comunque le lobbies del fumo con i loro fiumi di denaro potevano poco contro lo sdegno dell'opinione pubblica.Se dal punto di vista formale il film impressiona molto positivamente dal punto di vista sostanziale è un'opera che pone interrogativi non semplici a cui rispondere.Tra le righe si può rintracciare una sorta di ammirazione per un uomo che praticamente da solo contro il sistema giudiziario americano e contro l'opinione pubblica bigotta e perbenista che in America è dominante.Un uomo che non fa una battaglia a favore dell'eutanasia,è bene ricordarlo,ma conduce una battaglia civile sul principio dell'autodeterminazione,sulla possibilità di scegliere il proprio destino una volta arrivati a uno stadio terminale di malattia.Nella sua visione il dottor Kevorkian ritiene di essere uno dei pochi a rispettare fino in fondo il giuramento di Ippocrate. E'un discorso non semplice da affrontare,pieno di insidie a cui la chiusura mentale degli strenui difensori della vita a tutti i costi non giova.Diciamo che ha molte attinenze con il dibattito sull'aborto ma qui c'è di mezzo il mancato riconoscimento della volontà del diretto interessato,c'è una rivendicazione a decidere privatamente su una materia strettamente personale.Ben vengano film come questo che stimolano riflessioni,che facciano conoscere altri punti di vista non omologati alla massa.E ben vengano personaggi come Jack Kevorkian che dedicano la loro vita a una battaglia di civiltà.Ripeto non l'eutanasia ma il principio di autodeterminazione.
regia solida,senza troppi formalismi
prova straordinaria
eccellente
molto bravo
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