Regia di Patricio Guzmán vedi scheda film
Un documentario insolito, di forte risonanza etica e culturale, diretto dal cileno Patricio Guzman su un argomento poco conosciuto da noi: si parte dalle osservazioni astronomiche nel deserto di Atacama nel Cile e si arriva al dramma dei desaparecidos sotto la dittatura di Pinochet. È il primo film che vedo di Guzman, ma da quello che ho letto la riflessione politica è una costante del suo cinema: qui è espressa con una partecipazione emotiva che non può non commuovere, anche se davvero si resta lontani da ogni facile ricatto e dal sensazionalismo di altre opere che hanno affrontato questo tema. L'abbinamento fra l'osservazione del cielo e gli scavi per ritrovare le ossa dei prigionieri politici può sembrare bizzarro, ma nel film non c'è niente di forzato e nelle varie interviste alle donne che continuano a scavare emerge una forte dignità degli oppressi di fronte alle angherie del potere. Molto belle le immagini dello spazio, spesso visivamente ammalianti, ma il film raggiunge un alto livello non solo figurativo, ma umano, grazie soprattutto alle strazianti testimonianze dei sopravvissuti e dei parenti delle vittime. Il documentario ha un potere di coinvolgimento emotivo che il cinema di finzione spesso non può raggiungere, soprattutto nella rievocazione di tragedie umane come questa, tanto da conferire a "Nostalgia de la luz" i toni di una pacata e dolorosa elegia sulla sofferenza umana: dunque un film bello, istruttivo e da far conoscere a tutti quelli che ignorano la storia recente del Cile. L'immagine finale che viene a comprendere i volti di decine di uomini e donne scomparsi è una delle più forti che mi sia capitato di vedere negli ultimi anni.
Voto 9/10
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