Regia di Patricio Guzmán vedi scheda film
Il deserto di Atacama è il luogo più arido della terra. Si trova in Cile, che è uno dei luoghi forse più sconosciuti, tant’è relegato, nel nostro immaginario collettivo europeo, alla stagione del colpo di stato di Pinochet. Grazie al cielo non ignoriamo la tragedia dei desaparecidos, che tocca anche alcuni cittadini italiani: ma in quanti davvero coltivano quella che in Hiroshima mon amour era detta “l’evidente necessità del ricordo”? Patricio Guzman progetta una trilogia proprio attorno a questo tema, che accoglie la memoria e l’identità di una nazione, e Nostalgia de la luz è il primo, folgorante capitolo. Partendo dall’infantile passione per l’astronomia, il regista esplora l’importante osservatorio situato nel deserto in cui un team di scienziati studia l’origine del calcio e per scoprire se vi sia vita nel cosmo. Sennonché in questa terra desolata si reca anche un gruppo di donne parenti dei desaparecidos che la dittatura militare ha parzialmente riversato proprio tra la sabbia e le rocce di un luogo che tuttavia, beffa della natura, riesce a conservare i cadaveri proprio in virtù del suo clima. Le due storie di ricerca si somigliano (ma, come dice bene un astrofisico, «noi andiamo a dormire sereni, loro no») e s’intrecciano in una prospettiva simmetrica: il cielo e la terra, i corpi celesti e i corpi morti, l’arcano e il concreto, osservare e scavare. Ossessionato dal passato rimosso, Guzman sublima il dolore collettivo attraverso una visione cosmologica che si fa dimensione altra per ipotizzare una convivenza con le domande senza risposta. Il suo è un cinema che viaggia in direzione ostinata e contraria, mai retorico nemmeno quando mette in scena le lacrime delle parenti senza pace finché non troveranno tutti i resti, con una rara e preziosa attenzione nei confronti dell’umano. C’è anche un punto d’incontro che è pure spazio per la speranza: è Valentina, cresciuta dai nonni perché figlia di desaparecidos, scienziata nell’osservatorio e madre. È un film combattente, civile, commovente, d’una bellezza struggente e magnifica.
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Bel pezzo per un capolavoro lineare, limpido, furibondo, anche ''composto'', non certo ''pacificato''. La 2a parte della prevista trilogia ancora mi manca. Combattente, si. Un saluto.
Per quanto ne so, dovrebbero uscire entrambi tra la fine dell'anno e l'inizio dell'anno prossimo, speriamo bene. Un saluto.
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