Regia di Mario Mattòli vedi scheda film
Dall'omonima commedia del genio di Eduardo Scarpetta;Mario Mattoli dirige con mano sicura e a mo' di pieces teatrale questo straordinario affresco della cultura e filologia napoletana.Un "vestito" tagliato e cucito su misura per Toto',il quale interpreta in modo subliminale e verace lo scrivano pubblico Felice Sciosciamocca. Un personaggio che preserva i tratti alla "pulcinella" dell'uomo napoletano, che (soprav)vive arrangiandosi come puo,' caraterizzato nell' atavica fame."Miseria e nobilta'" è uno dei piu' citati nella filmografia del principe, che in quest'occasione e' circondato da ottimi caratteristi della scuola del teatro napoletano, tra cui Enzo Turco,Carlo Croccolo,Dolores Palumbo ed una giovanissima Sophia Loren.Mario Mattoli era regista sagace,tutto si evince nella grande la fluidita' e scorrevolezza del racconto, vivente di luce propria.Momenti di cinema comico allo stato puro,con passaggi esilaranti come la spaghettata offerta da un signorotto alla povera famiglia. Stupita e non avendo mai visto un pranzo luculliano, si lancia all'assalto delle cibarie,con l'apoteosi finale nella danza di Toto' che s'infila gli spaghetti in tasca.A detta di molti questa scena fu improvvisata dallo stesso principe, visivamente è una scena che ricorda tantissimo una comica di Charlot.Ma il momento topico del film è nell'ingresso nella casa del cuoco arricchito di Felice Sciosciammocca e inquilini che letteralmente si fingono nobili aristocratici. Tutto questo per favorire il matrimonio di un giovane ricco con la figlia del cuoco.A questo punto il film diventa puro e godibile divertimento, un escalation grottesca e quasi surreale, di equivoci relativi ad intrecci famigliari,tra mogli legittime e non,e il tormentone del figlio di Felice ripetuto all'infinito "Vincenzo mi è padre a me!".Una commedia dai tocchi gustosissimi intrisi di verace "napoletanita'" dal gusto prettamente teatrale in scene di indimenticabile valore sociologico se vogliamo.Come rilevato prima Felice Sciosciammocca e inquilini sono i naturali discendenti della celebre "maschera" napoletana di Pulcinella. Questo piccolo capolavoro è la naturale subliminazione delle tematiche sull'universo di Napoli, rivisitate in quel periodo e anche negli anni a venire dal grande Vittorio De Sica.Film d' un piccolo spaccato dell'Italia povera e affamata di una volta, solo un grande attore come Toto'che aveva nel viso o se vogliamo "maschera"i connotati specifici di questi temi che ha saputo rappresentare meglio di chiunque altro.......
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