Regia di Neri Parenti vedi scheda film
Il salto indietro nel tempo, nella commedia, è come la voce fuoricampo: stratagemma antico, quasi sempre sintomo che le idee scarseggiano. Qui ci sono entrambi. E difatti la cosa più comica, forse l’unica, è l’affanno con cui Neri Parenti e il suo cast hanno provato a giustificare il senso dell’operazione. Ma quale omaggio a Monicelli, ma quale atto d’amore. Solo un progettino piccino piccino, sfarzoso alla voce costumi e comparse, che lo farà entrare nella Storia come il primo film italiano stroncato preventivamente e boicottato via Internet dalla protesta popolare. Di tutto il resto ci si rende conto solo guardando. Avanzi di cinepanettone, sketch da spot dei telefonini, visto che poi le facce son quelle. Fin dalla prima ci si accorge che la zingarata in epoca rinascimentale è quanto di più lontano si possa immaginare dal cinismo oltraggioso del capolavoro originale. Resta una carnevalata in cui si corre dietro a cinque amici che senza un perché si divertono nella Firenze di Lorenzo De’ Medici e Savonarola. Ci fosse in ballo un Natale di qui o di là cambierebbe poco, ma il riferimento storico è chic e non impegna. E nell’aria resta solo qualche battutaccia su froci e mignotte. Meno divertente e irriverente di un qualsiasi decamerotico degli Aretino Pietro con una mano davanti e l’altra dietro, è piaciuto alla critica nostalgica che ormai scambia per (stra)cult ogni caciara.
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