Regia di Neri Parenti vedi scheda film
Avete mai picchiato un bambino? No, ancora non ci siamo. Proviamo con qualcosa di ancora più semplice e inutile: picchiare un morto. Ci siamo quasi, sì. Stuprare un morto! Eccoci: avete mai provato a compiere atti di libidine su un cadavere? Ma come no! E allora non guardatevi Amici miei - Come tutto ebbe inizio: sicuramente non vi piacerebbe. Senza la componente necrosessuale vi perdereste lo spirito dell'operazione: perchè questo film nasce con il preciso intento di sodomizzare brutalmente, calpestandolo e picchiandolo con furia squadrista, il corpo ancora caldo del povero Maestro Monicelli, un insulto morale e materiale fra i più raccapriccianti e agghiaccianti che mai si siano visti nella storia del cinema; andando a memoria, in tempi recenti ci si era avvicinato molto soltanto quella spacconata di Nine, che defecava sulla vetta del cinema mondiale, 8 e 1/2 di Fellini, e se ne vantava con autocompiaciuta spocchia. Ma qui siamo perfino oltre: Germi (ideatore del soggetto originale); il citato Monicelli, che se n'è andato pochi mesi prima dell'uscita di questo rivoltante obbrobrio da cui già si era premurato di dissociarsi completamente; i compianti protagonisti, dei quali rimane in vita solo Moschin (e probabilmente si tocca, scaramanticamente, ogni volta che gli citano questo film), ricordiamoli: Tognazzi, Noiret, Celi, Montagnani, Del Prete, Blier; gli sceneggiatori Benvenuti e De Bernardi: praticamente tutti coloro che avevano preso parte alle prime avventure della serie di Amici miei, non ci sono più. Come potrebbero quindi lamentarsi? Ha pensato il furbo produttore De Laurentiis, e ha quindi convocato un duo di sceneggiatori infimi (Fausto Brizzi e Marco Martani: vogliamo paragonare Amici miei a Notte prima degli esami o Cemento armato?) e un regista da bettola come Neri Parenti et voilà: il gioco è fatto, lo sterco è servito bello fumante in tavola, che l'Italiano medio si abbuffi pure. Pare che al botteghino il film abbia riscosso perfino un discreto successo: poi non sorprendiamoci se Cinecittà si avvia alla chiusura e vengono mozzati di netto i fondi del Fus, se il cinema italiano - in definitiva - non è più capace di realizzare, ma neppure di immaginare, un altro Amici miei. L'unica cosa dignitosa di questo prequel non richiesto (e certamente non voluto dagli autori della precedente trilogia), volgare, italiota e televisivo sta nel cast, che è perlomeno, se non di serie A-zona Champions, di serie A-metà classifica: Michele Placido, Paolo Hendel, Alessandro Benvenuti, Massimo Ceccherini, Massimo Ghini sono tutti, nelle loro differenti potenzialità, interpreti che raramente tradiscono le aspettative riposte in loro; Christian De Sica, nonostante faccia film schifosi e continui da quasi quarant'anni a far rivoltare il proprio padre nella tomba, è pur sempre una simpatica macchietta; su Panariello, invece, è meglio sorvolare. L'odore di morte, propellente di Amici miei (I, II e III), qui diventa sapore: con tutto quanto ne consegue. 1/10.
Cinque amici nella Firenze del XV secolo compiono burle ai danni dei loro compaesani. Quando finiscono di molestare tutti, passano a burlarsi fra loro. Uno muore.
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