Regia di Andrea Molaioli vedi scheda film
Se l'intero secondo film di Andrea Molaioli fosse come la prima mezz'ora di proiezione,ci saremmo ritrovati con una pellicola degna di figurare tra le produzioni migliori di casa nostra,un'opera elegante,ben costruita,con ogni dettaglio ben calibrato,una rappresentazione di come l'Italia si sia patinata in facciata per marcire all'interno ottimamente descritta,spendendo paroloni per giustificare fregature sproporzionate ed intrallazzi ultramiliardari:ed è un vero peccato che "Il gioiellino",dopo una simile introduzione,non riesca a reggere il peso del racconto,spesso accelerando in passaggi importanti,e procedendo troppo per ellissi narrative atte a sintetizzare,e fin qui possiamo essere anche d'accordo,ma senza definire al meglio gli sviluppi tra personaggi,che sono appunto poi trasposizioni su schermo di fatti e persone reali.Il crack della Parmalat,la madornale castroneria di aver gonfiato in maniera ipertrofica un'azienda di fatto intascandosi i risparmi degli azionisti che ci avevano creduto,è materiale ancora fresco come il latte nelle bottiglie che nel lungometraggio sono migliaia,e non era certo facile stilare un resoconto,pur romanzato,che fosse ad un tempo critico e sapesse tramutarsi anche in un'illustrazione sul decadimento della grande industria nazionale.Però Molaioli qui appare come quegli atleti che spendono tutto dopo l'avvio,e riescono a giungere sì al traguardo,ma dopo che oramai molti dei rivali li hanno doppiati:nel cast,buono il gioco di tensione tra Toni Servillo e Sarah Felberbaum,e non risulta male Remo Girone,fisicamente molto simile a Callisto Tanzi,che appare molto meno. Però è il classico progetto che non mantiene ogni ambizione e si attesta su un livello medio,che ne bagna le polveri e non lo lascia colpire nel segno a dovere.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta