Regia di Martin Campbell vedi scheda film
Meno peggio di quanto pensassi, ma comunque non brilla certo di luce propria questo “Green lantern” che nel ricco universo di film tratti dai DC Comics (senza poi voler tirare in ballo la Marvel) non riesce di certo ad emergere o a farsi ricordare per qualcosa che vada oltre la routine.
Le lanterne verdi sono i garanti della pace nell’universo e quando uno di questi muore, e precipita sulla terra, il suo potere passa nelle mani di Hal Jordan (Ryan Reynolds), uomo che spesso nella sua vita ha combinato più disastri che cose positive.
Intanto una minaccia incombe sull’universo, e sul pianeta Terra in primo luogo, tanto che Hal dovrà imparare velocemente a gestire il suo enorme potere per salvare l’umanità e i suoi affetti tra i quali figura la bellissima Carol (Blake Lively).
Lavoro onesto, ma non trascendentale, diciamo che i paladini verdognoli non ispirano molta simpatia (e peraltro non hanno nemmeno il tempo di entrare nella memoria), più brillante è la figura di Hal che è un bel concentrato di strafottenza e paura con qualche battuta di alleggerimento che fa il suo compito.
Paura, che con la forza di volontà, sono i due termini tirati più di sovente in ballo lungo la storia, il primo è l’elemento che rende più potente la creatura maligna, mentre il secondo è la forza interiore dei membri del corpo speciale, certo è che quando il film parte con gli spiegoni (ve ne sono un paio) non rende giustizia alla profondità di questi aspetti.
Va invece meglio quando vi è più azione, anche se poi l’unico momento davvero concitato, ovvero la parte finale, è fin troppo superomistico (Hal da solo riesce a fare ciò che le migliori Lanterne Verdi tutte insieme non sono state in grado di fare in precedenza).
Per il resto la Lively è di una divina bellezza, Reynolds si trova piuttosto bene nei panni di Hal, soprattutto quando fa l’incosciente e se la tira per il potere che l’ha raggiunto, mentre gli altri o sono irriconoscibili (Mark Strong), oppure non possono far molto (Tim Robbins e Peter Sarsgaard).
Così alla fine “Lanterna verde” (successo contenuto e seguiti, peraltro annunciati sui titoli di coda, a serio rischio) è una pellicola che si perde nel magma del genere a cui appartiene offrendo comunque uno spettacolo dignitoso per gli appassionati non troppo esigenti (la formula da primo episodio è fin troppo scolastica e senza grandi invenzioni).
Passabile.
In versione "compitino", ma forse è meglio così.
Certo che oltre allo spettacolo ci poteva stare un pò più di accortezza quando si vogliono dare spiegazioni universali.
Efficace quando deve fare lo strafottente, meno brillante nelle altre occasioni.
Comunque non demerita in un contesto dove all'attore non viene richiesto niente di che.
Bella, tremendamente bella direi, più che altre volte.
Poi qui non occorre molto altro e per lei non so se questo sia un bene o un male.
Ruolo "transgender" che viene sviluppato al minimo sindacale.
Assolutamente dignitoso.
Anche se presente sotto mentite spoglie, verde e praticamente irriconoscibile, fa sentire il suo peso.
Peccato che il film non punti quasi mai sulle doti recitative.
Ruolo piuttosto convenzionale nel quale non può certo brillare più di tanto.
Sufficiente.
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