Regia di Martin Campbell vedi scheda film
Hal Jordan, scavezzacollo pilota di caccia, viene “scelto” da una congregazione aliena dedita a proteggere l’universo, il “Corpo delle Lanterne Verdi”, come nuovo loro rappresentante “in pectore” del settore spaziale comprendente la Terra. La sua già disordinata vita ne sarà sconvolta.
Misconosciuto (almeno da parte mia) ulteriore personaggio fumettistico (questa volta della DC Comics) a finire sullo schermo, Lanterna Verde non si discosta molto dalla resa di altri prodotti del genere dell’ultimo periodo, principalmente per lo sviluppo narrativo (la nascita di un supereroe, di solito, segue canoni narrativi fissi) ma, tenuto conto della pomposità e tronfia supponenza di altri prodotti similari dell’ultimo periodo (quali Thor e Captain America), non sfigura affatto. Ciò che permette un’agevole e spensierata visione della pellicola è quell’aria cialtrona data al personaggio, scapestrato imbranato ed antipatico come pochi, oltre a qualche trovata narrativa di una certa originalità, quale la “stravaganza” dei poteri assegnati al nostro rispetto alla “classicità” di analoghi “doni” dati ad altri superuomini di carta e digitali; strani poteri che, grazie ad un anello di “Essenza Verde”, consentono di creare con la mente qualsiasi cosa o oggetto si voglia, con l’unico limite posto dalla fantasia. Grazie a questo espediente risultano parecchio gustose alcune sequenze d’azione, per esempio la classica lunga sequenza di “presentazione” al mondo della “Green Lantern to the rescue” (con estemporanea creazione di “pista per automobiline” volante). Tale sufficiente originalità si affievolisce con il tempo (con qualche ulteriore tocco, quale lo sfatamento del mito di irriconoscibilità dell’eroe indossante solo una piccolissima mascherina sugli occhi..) e rientra nei soliti binari trasudanti “American Way of Life” e ramanzine sulla necessità di essere responsabili delle proprie azioni; tale instradamento, comunque, avviene piacevolmente, senza mai stancare troppo. Gli interpreti, infine, fanno il loro mestiere senza strafare ma anche senza offendere i sensi; Ryan Reynolds ha infatti la faccia giusta per il ruolo principale (con la sua espressione semi-inespressiva e stentorea) e la graziosa Blake Lively “sfila” con sufficiente convinzione nel suo ruolo di bambolina da salvare, mentre Peter Sarsgaard è un cattivo convincente. Discreti anche gli apporti di Tim Robbins e Angela Bassett (più il primo che la seconda) e dei colorati effetti speciali.
Lineare.
Discretamente sufficiente
Adatto.
Piacevole.
Complesso.
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