Regia di Martin Campbell vedi scheda film
Lanterninosoficamente parlando, questo film l’hanno (vanamente) intriso d’una luminescente coltre di un ammorbante e molesto verde ramarro per elevarlo dall’oscurità impe(net)rante che affligge la produzione di lavori mainstream, come Lanterna Verde, ennesimo adattamento di un fumetto. Ed ennesima insignificante, obbrobriosa prova.
Lo stato di difficoltà creativa (eufemismo) in cui versa l’industria hollywoodiana, altresì infestata da una contagiosa deficienza di coraggio, induce a concepire e “fabbricare” senza soluzione di continuità opere misere e “preconfezionate”, in cui di volta in volta inserire delle varianti. Ma è sempre il solito film, col solito risultato. Talvolta può capitare che sia almeno discreto, spesso che sia scadente. Come questo.
La trama? Ha un senso discutere di trama, o di personaggi, o di significati, o di qualsiasi altra cosa attinente all’arte cinematografica? Gli effetti speciali (con l’abituale posticcio 3D), predominano su tutto, ma ciò è addirittura un bene, dato che s’assiste, oramai rassegnati più che stomacati, ad un’infinita sequela di cliché, di scemi schemi semplicistici (atti a suscitare empatia, simpatia e pure apatia) che quasi quasi si prova tenerezza nei confronti degli “autori” di tale scempio, d’empietà riempito. Nessuna pietà.
Tra padri eroici senza macchia e senza paura ma defunti con figli (ir)responsabili che vivono nella loro ombra ma belli (e quindi supereroi in quanto “scelti“), padri padroni potenti con figli (in)capaci e non all’altezza ed anche brutti (e quindi malvagi in quanto “infettati“), fidanzate belle e sagge, destini che s’hanno da compiere pena la distruzione del mondo, cattivi che una volta erano buoni finché non hanno osato l’inosabile, concetti banali e infantili ma immediatamente assimilabili dall’incedere “anthemico” (quali: “bisogna combattere la paura” - “non fuggire dalle proprie responsabilità” ecc.), personaggi secondari riempitivi, oggetti che conferiscono facoltà inimmaginabili (in questo caso un anello che si ricarica alla lanterna del titolo), qualche battuta (che vorrebbe tanto essere ma non lo è) divertente, scena d’azione viste e straviste, finali risolutori e consolatori … insomma c’è di tutto e di più, compresa l’immancabile - nel mezzo dei titoli di coda - chiusa che lascia presagire un possibile sequel …
Certo non si può non riconoscere la consueta professionalità del reparto tecnico, ma è un requisito minino, da sola non basta e non può giustificare/coprire nefandezze in fase di ideazione/realizzazione, in primis una sceneggiatura ridicola. E si sono messi in quattro geni a “scriverla” …
Anche la scelta degli attori non è il massimo, soprattutto il protagonista, Ryan Reynolds: uno che sprizza carisma e intelligenza da tutti i pori, ha uno sguardo che pare uscito dal peggior incubo di Francis Bacon, ed infatti la mascherina gli dona oltremodo, anzi forse dovrebbe continuare a portarla anche al di fuori del film e magari fino nella tomba (come Bela Lugosi col mantello di Dracula). Gli altri, a partire da Peter Sarsgaard, non funzionano granché; incredibile invece lo spreco di ottimi attori come l'incanutito Tim Robbins e Angela Bassett. L’unica che si fa notare, per meri motivi estetici, è Blake Lively. Grazie.
E, nel frattempo, in un mondo colmo di individui privi di (mentale) ingegno e igiene, Diogene, colla sua lanterna, erra, afflitto e floscio, alla ricerca dell’(unico?) uomo a cui sia realmente piaciuto Lanterna Verde.
Lanterna. C'è mica un colore più calmante, che so, rosa shocking?
Un condensato di bravura, genialità e fascino.
blakelivellosamente sexy.
Non riusciva a smettere di ridere quando guardava l'espressione carciofesca di Reynolds. Le hanno, per questo, riconosciuto alcuni bonus. Professionista.
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