Regia di Francis Lawrence vedi scheda film
Curiosa incursione nel melò, peccato che uno sfondo stimolante come il mondo del circo, per giunta negli anni della grande depressione economica americana del dopo 1929, sia stata fin troppo svilita da un triangolo affettivo raccontato senza avere la giusta dose di phatos e con più di un passo falso presente nella sceneggiatura.
Jacob Jankowsky (Robert Pattinson) è un giovane studente universitario che si trova improvvisamente solo al mondo dopo un doppio tragico lutto.
Troverà una nuova famiglia nel circo dei fratelli Benzini, e qui conoscerà il crudele padrone August (Christoph Waltz), ma anche la sua bella moglie Marlena (Reese Whiterspoon) e l’elefantessa Rosie.
Quando nascerà del tenero con Marlena, la loro vita sarà messa a repentaglio, d’altronde August è un uomo che non accetta la sconfitta in nessun campo.
Film che non mantiene le buone premesse di partenza, soprattutto per colpa di una storia articolata non sempre in maniera convincente (due esempi a caso, difficile credere che un giovane senza fissa dimora si metta subito a rischio sopprimendo il cavallo malato, ancor meno capibile la scena del passaggio di proprietà dell’elefante, visto che il venditore pretende ci sia un addestratore adeguato e allo sbarbatello Jacob basta dire “sono io” che nessuno si pone la minima domanda sulle sue competenze).
Anche il trio d’interpreti era sulla carta assai variegato ed interessante, ma Pattinson non è abbastanza naturale (per quanto vederlo sanguinante fuori dal mondo plastificato dei vampirelli di “Twilight” dia un minimo di soddisfazione), la Whiterspoon appare un po’ troppo freddina e Waltz meno ispirato del solito (si poteva calcare maggiormente la mano sulla scrittura del personaggio).
Rimane comunque una buona fotografia d’epoca (firmata dal bravo Rodrigo Prieto) e una storia che per le sue coordinate basilari mantiene, nonostante più di un difetto, un certo interesse di fondo, anche se soprattutto all’inizio (partenza da libro dei ricordi stile “Titanic”, ma meno invogliante) ed alla fine (un po’ sbrigativa e senza passione travolgente) si poteva fare assai meglio per emozionare il pubblico e cesellare meglio i risvolti della storia.
Così il tentativo di fare un cinema che odora di classico, richiamando atmosfere da tempo perdute, è complessivamente sufficiente, ma anche un pò deludente, insomma se lo stimolo è apprezzabile, il risultato non è certo in grado di strappare univoci consensi.
(Troppo) Controllato, il bello, nella vita come nel cinema, arriva quando ci si lascia andare, cosa che qui non avviene (almeno non credentoci sul serio).
VOTO : 6/10.
Più apprezzabile per le intenzioni che per i risultati effettivi che anzi non sono proprio indimenticabili.
Insomma nel suo caso il gioco (interessante la posta in gioco) non vale la candela.
Poco naturale, troppo impostato e poco coinvolgente.
Rimandato, anche se rispetto al suo "Edward" di "Twilight" siamo già molto meglio (ma il che non è certo rassicurazione di qualità).
Un pò compassata, diciamo che l'andazzo del film non le consente molto.
Complessivamente intorno alla sufficienza, ma anche da lei mi aspettavo qualcosina di più.
Il ghigno porta velocemente la mente in luoghi cinematografici ben più invitanti, il ruolo è ambiguo quanto basta, ma l'alchimia col personaggio non è del tutto riuscita.
In pratica è la voce narrante del film.
Volto comunque significativo quando compare.
Piccola parte (ai giorni nostri).
Sufficiente.
E' il forzuto braccio destro (violento) di August.
Niente di che.
Il suo personaggio divide il vagone con Jacob.
Non molto sollecitato.
Sufficiente.
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