Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film
Il solito, fumoso, logorroico, autocompiaciuto prodotto 'alla Godard': il regista francese prende la macchina da presa, registra un po' di realtà, aggiunge scenette con dialoghi semi-incomprensibili e mescola il tutto con un commento personale che va al di là della portata delle immagini, costituendo in fondo l'unica vera attrattiva del lavoro. La storia potrebbe essere qualsiasi altra, eccettuato per la simbolica ambientazione bosniaca, elemento che evidenzia un coraggio 'politico' ancora vivo nell'autore della nouvelle vague; peraltro proprio a Sarajevo Godard tornerà a girare qualche anno più tardi Notre musique (2004). Riferimenti occulti e tesi sotterranee sono il plusvalore dell'opera: ma purtroppo, e occorre ribadire che è questa la prassi del regista, per un pubblico 'medio' non eccessivamente acculturato For ever Mozart fatica ad avere un significato di fondo (oltre a disperdersi continuamente a livello narrativo). Si può intuire che Godard abbia intenzione di spiegare/elogiare l'importanza che il cinema riveste sotto il profilo di testimonianza della contemporaneità. Ma poi? 5/10.
Un anziano regista francese va a Sarajevo per testimoniare con la sua macchina da presa le atrocità del conflitto appena terminato. Alla troupe ed agli attori si aggrega anche la figlia del regista. Nella città bosniaca la vita è difficilissima e le bombe esplodono ancora; ma c'è tempo per andare a vedere un concerto di Mozart.
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