Regia di Andrej Konchalovskij vedi scheda film
Konchalovsky lo definisce il più costoso film indipendente di sempre e se da una parte è convinto che la stereoscopia fosse appropriata al racconto, dall’altra la ritiene una tecnologia pericolosa e ne ha limitato l’utilizzo. Ma queste non sono le contraddizioni maggiori di Lo Schiaccianoci 3D, fatto ingiustamente a pezzi dalla critica americana perché inadatto alle famiglie. Si tratta infatti di una fiaba colorata ma dall’animo nero, dove il celebre balletto è pressoché scomparso, le musiche di Tchaikovsky sono riarrangiate e la storia prende una piega assai sinistra. Siamo nella Vienna degli anni 20 e i crudeli topi che hanno conquistato il Regno dello Schiaccianoci sono un’allegoria nazista (impossibile non pensare al Maus di Spiegelman). Passano il tempo bruciando giocattoli nella fabbrica del fumo, e in pubblici roghi, per oscurare il sole di cui temono la luce. Il tutto sotto gli occhi di bambini in lacrime, che il Re dei Topi (un platinato John Turturro) fotografa per la propria personale galleria. Non è un caso che gli alleati del principe Schiaccianoci siano reietti invisi alla purezza della razza come il grasso clown, la scimmia e il suonatore di tamburello nero, e neppure che insieme alla giovane Mary scatenino una rivolta operaia. A tratti originale e visionario, altrove stucchevole, il film di Konchalovsky è una di quelle rare opere ambiziose e personali, preziose anche in virtù delle proprie imperfezioni.
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