Regia di J.C. Chandor vedi scheda film
Pellicola corale particolarmente fredda, d’altronde il tema che affronta dall’inizio alla fine è quello dell’alta, e distorta, finanza, insomma un mondo nel quale avere il pelo sullo stomaco vuol dire essere dei perdenti e nessuno vuol rinunciare a quell’astrazione chiamata denaro.
In una grossa società d’investimenti è il giorno delle “pulizie”; molti dipendenti vengono licenziati, tra questi vi è anche Eric Dale (Stanley Tucci) che passa delle informazioni da definire nel dettaglio al giovane Peter Sullivan (Zachary Quinto).
Quest’ultimo in poche ore capisce che il sistema sta per collassare, avvisa i suoi superiori che poi a loro volta richiamano tutti i dirigenti per una riunione notturna concitata.
All’indomani dovranno affrontare i mercati di petto per riuscire a mantenere il proprio “status quo” tra le certezze di alcuni ed i dubbi di altri.
Thriller economico che non ci comunica niente che già non conosciamo, o che possiamo tranquillamente immaginare, ma che procede in maniera implacabile senza facili buonismi e con tanti tasselli che vanno a comporre un puzzle preciso.
Così anche quando un dubbio di fare la cosa sbagliata ti assale (partendo dal concetto che ciò accade ad una sparuta minoranza), come svendere tutto trascinando svariati investitori in una trappola senza via d’uscita, basta un attimo per capire di avere bisogno di quei soldi.
Tutto è legato al denaro, un generoso bonus può convincere anche chi ormai è pedina fuori dai giochi per il suo silenzio, col denaro, quando è tanto, si finisce in una spirale di consumismo che non ti permette più di uscirne (vedasi almeno un paio di discorsi di Will Emerson interpretato da Paul Bettany), non esiste più il prossimo ci sei solo tu.
E le menti che dovrebbero far sviluppare la società con progetti concreti, come costruire i ponti (vedi Eric Dale), vengono sfruttate per la loro capacità di calcolo per anticipare gli altri in un mondo intangibile.
Costruzione (saggiamente) spietata, la cosa giusta è sempre quella legata esclusivamente al proprio tornaconto ed anche i colleghi di una vita possono essere messi alla berlina improvvisamente se necessario (vedasi la Sarah Robertson interpretata da Demi Moore).
Un congegno tutt’altro che strabiliante, ma terribilmente solido, in continua inevitabile evoluzione come i suoi personaggi che traggono linfa vitale da un cast notevole e funzionale ai caratteri senza scrupoli degli “squali” anziani e meno che siano.
Terribilmente attuale e credibile (anche per questo fa ancora più “male”).
Niente di innovativo, ma dimostra di possedere un "polso" estremamente solido gestendo al meglio gran parte delle dinamiche della storia.
Non fa la parte del leone, come ci si poteva aspettare, infatti il suo personaggio è uno dei più combattuti (e pure meno preparati), ma proprio grazie al suo stato d'animo escono alcuni dei momenti più intimi del film.
Garanzia.
Determinato e realista fino a risultare spietato.
Discreto personaggio, interpretazione all'altezza della situazione.
E' lui che si cala nella parte del leone senza scrupoli che irrompe tutto d'un tratto prendendo decisioni che non possono essere controvertite.
Sintetico, essenziale, cinico.
Prova efficace.
Lasciate da parte le orecchie a punta dimostra di saperci fare (qui anche nelle vesti di produttore).
Ovviamente paga pegno contro i colossi in scena, ma anche il ruolo questo richiedeva.
Adeguato e preparato.
La pecorella del gruppo, pronta per essere sacrificata, tanto da non meritare nemmeno una risposta quando in bagno incontra,e parla, con chi invece non avrà problemi.
Più che sufficiente.
Abbastanza ordinato in una parte significativa per presenza, ma non per costrutto proprio in linea con il significato saliente del film.
Solo una scena, ma bella, per lei.
Composta ed ordinata, lascia altrove qualsiasi svolazzo.
Più che sufficiente.
Ruolo secondario, ma allo stesso tempo determinante, anche in virtù di più di una considerazione che si troverà a fare (o subire).
Efficace (e non è una novità).
Solo un paio di battute, e scene, per lui.
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