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Margin Call

Regia di J.C. Chandor vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Margin Call

di berkaal
6 stelle

Un film irrisolto, in tutti i sensi. Ottimo cast, premesse incoraggianti, ma il risultato lascia un po' a desiderare. Nel manifesto Kevin Spacey sembra essere il protagonista, ma non esiste un attore principale. Anzi, il regista sembra giocare con lo spettatore, lo illude: all'inizio c'è Stanley Tucci "wow fantastico, cominciamo bene!" e poi sparisce. Poi salta fuori Paul Bettany "yeah, siamo a posto!" e sparisce pure lui. Vengono create insomma delle aspettative che sono poi puntualmente insoddisfatte. Si crea una grande tensione per l'arrivo del capo supremo che sfocia poi in una delusione, sarebbe stato meglio farlo interpretare ad un viso sconosciuto, Irons è troppo familiare. Tira una leggera brezza di fronda, nel senso di condanna al mondo perverso della finanza, ma non si affonda il coltello né il dito nella piaga, anzi la soluzione finale puzza un po' di assoluzione. E se il regista sperava di turbare gli spettatori italiani non si illuda: qui da noi il cinismo, la mancanza di scrupoli e la vigliaccheria nel mondo del lavoro sono a livelli inimmaginabili per gli Stati Uniti, e questi finanzieri in Italia sarebbero solo pallidi discepoli, almeno in questo campo i nostri imprenditori sono molto più "avanti". Anche la terminologia e la cura dei dettagli non soddisfano: quando vengono affrontati argomenti squisitamente tecnici si resta sul vago o addirittura si sorvola, forse per non alienarsi l'attenzione del pubblico che trova indigeste le cose di Borsa.
Di positivo c'è il soggetto, ritmo, il montaggio, la sceneggiatura, la prestazione del cast, il flusso della narrazione.

Il nocciolo della questione, che è stato ben sviscerato da Michael Moore in "Capitalism: A Love Story", viene qui solo sfiorato di sfuggita, e temo passerà inosservato ai più: quando viene chiesto a Peter Sullivan (Zachary Quinto) da dove provenga, confessa candidamente di essere stato un ingegnere che progettava razzi, ma di aver scelto la Borsa perché in quel settore si guadagna molto di più. In altre parole, se qualcuno avesse il cervello per trovare la cura per il cancro, finirebbe invece a progettare algoritmi per fregare i piccoli risparmiatori. Perché così si guadagna di più. Ecco dove sta l'horror.

Sulla trama

New York, banca d'investimento: Eric Dale, un pezzo grosso, viene cacciato su due piedi, prima di andarsene affida ad un novizio una chiavetta USB. Quest'ultimo la esamina e scopre che l'esistenza stessa della banca è in pericolo. L'orario di lavoro è terminato, ma comincia una lunghissima notte.

Sulla colonna sonora

Nessuna musica pervenuta.

Su J.C. Chandor

Bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno? Buono nel dirigere il cast, nella narrazione, nel tratteggio dei personaggi, ma a mio avviso non sa tirar fuori tutto il possibile da un impianto molto promettente.

Su Kevin Spacey

Buona interpretazione, è sornione, meditativo, ma viene aiutato dalla parte, forse la più simpatetica per lo spettatore. Si potrebbe quasi definire il "buono" del lotto.

Su Paul Bettany

Me lo aspettavo sulfureo, ma così non è, lo spazio è limitato e di conseguenza anche il risultato.

Su Jeremy Irons

Come già detto, non lo trovo nella parte, il grande capo doveva avere qualcosa in più. Interpretazione onesta.

Su Zachary Quinto

Altro italoamericano sulla rampa di lancio, credo proprio che ne sentiremo parlare molto in futuro.

Su Penn Badgley

E' Seth Bregman, il collega di Sullivan, interessato unicamente al guadagno, epitome di una gioventù senza valori.

Su Simon Baker

La faccia buona di "The Mentalist" si trasforma nel più viscido e cinico del gruppo, Jared Cohen (cognome ebreo: razzismo?), l'interpretazione non fa una grinza.

Su Mary McDonnell

Particina piccola piccola, difficile da giudicare.

Su Demi Moore

E' così odiosa da essere diventata il capro espiatorio di Hollywood: metti lei, la fai bersagliare dalla sfortuna e lo spettatore esce dal cinema soddisfatto.

Su Stanley Tucci

Peccato che le sue doti non vengano minimamente sfruttate, è la pecca maggiore della pellicola.

Su Aasif Mandvi

Fa parte del consiglio di amministrazione, due battute per lui.

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