Regia di J.C. Chandor vedi scheda film
La gente vuole vivere nell'agio, non gliene frega alcun che se dall'altra parte del mondo qualcun altro muore di fame, salvo poi dare addosso a chi fa della speculazione il proprio lavoro nel momento in cui il sistema collassa. L'alta finanza sale in cattedra in questo elegante dramma che ha dalla sua una collocazione temporale attualissima e un'unità di narrazione che regala la giusta tensione alla storia; tutto in una notte, si potrebbe dire. Pur rimanendo confinato a PC, chiavette USB, fotocopie e consigli d'amministrazione, il denaro scorre a fiumi sullo schermo, come fosse un'entità diabolica, uno spettro potentissimo e apocalittico. Gli intrighi, gli accordi, i conflitti, le mosse, le gerarchie di palazzo muovono mercati e nazioni. Giacche e cravatte come tute mimetiche, licenziamenti come uccisioni calibrate ad opera di spietati cecchini in gonnella. Grattacieli come torrette d'avvistamento, vetrate come bastioni di fortezze, laureati a pieni voti come strateghi ed ufficiali. Grande squadra d'attori e ottima la scelta di mantenersi in equilibrio per quasi tutto lo svolgimento dei fatti. Parte centrale del film solo apparentemente sottotono, in realtà giustamente compassata e riflessiva, a delineare la singola caratterizzazione dei personaggi nell'attesa dell'operazione di svendita finale dei titoli di borsa. Nessuna scena madre, nessuna retorica gratuita o in eccesso, due dialoghi di fuoco tra i vecchi lupi Irons e Spacey e tra i giovani (ma già ben scafati) sulla decappottabile in transito sul ponte di Brooklyn. Non è la New York di Carpenter, buia e infestata di criminali ...ma fa molta più paura. Finale tragico e dal forte impatto allegorico.
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