Regia di William Monahan vedi scheda film
Cioè… chiariamo un attimo i passaggi, mettiamo in ordine gli eventi. Un criminale esce di galera, cerca di tenersi lontano dalla (mala)vita di prima (riuscendoci a malo modo), per caso (?) viene ingaggiato come gorilla di una psicopatica star del cinema e “finisce” per mano di un teppistello che ha rincorso e acchiappato e non eliminato, dopo aver ucciso un boss (dalla dubbiosa capacità di far paura) con la stessa facilità con cui si uccide un essere qualunque… WOW, mi verrebbe da dire, se non fosse che da tutto ciò ne è venuto fuori un pastrocchio di dubbia collocazione cinematografica. Una confusione di storie che si intrecciano con storie che non portano a nulla se non al trasferimento della psicopatica star in un posto (Los Angeles) in cui la psiche di una star si sfracella, ancor di più se resti sola. William Monahan confeziona un thriller (?), almeno ci prova, con tanta voglia repressa da mettere dentro un pentolone tutto ciò che gli passa per la testa, attingendo da ciò che aveva già scritto. A tratti, brevi e opachi, sembra di rivedere quel “The departed” che lo aveva osannato e sembra poi chiaro, man mano che si prosegue, che ne ha quasi voluto fare una sorta di adattamento personale, lasciando allo spettatore un senso di incompiuto e squallido, proprio se confrontato al capolavoro scorsesiano di vecchia sua scrittura. Questa pellicola è l’ennesima dimostrazione che un buon sceneggiatore non deve essere per forza anche un buon regista, anzi è palese che, chi scrive, osserva con occhi diversi da chi filma. Un flop completo. Nemmeno la Knightley, bellissima come sempre, e Colin Farrell, annacquato e quasi svogliato, risollevano questa pellicola dall’abisso… anzi.
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