Regia di William Monahan vedi scheda film
Il noir inglese incontra Guardia del Corpo. E’ strano questo London Boulevard che si rivela un buon film, nonostante Colin Farrell. Intenso affresco delle strade inglesi ove il passato come da tradizione non può venir riscattato dall’espiazione della colpa e una società che se ne frega dell’onore, che se ne frega di tutto si….
I personaggi sono grassi, ma veri. Keira Knightley è Charlotte , essenzialmente se stessa, la diva barricata nella sua casa assediata dai paparazzi e che accusa questa costante intromissione nella sua privacy come una violenza da levare la voglia di vivere. La voglia di vivere di Mitchell (Colin Farrell), uscito dal carcere e ricoperto d’onori dalla sua gente per non aver fatto spiate di nessun genere, viene messa in discussione dall’inevitabilità del destino che lo riconduce a riprendere la strada maestra del crimine messo in mezzo dal boss locale Rob Gant (Ray Winstone) come da tradizione anch’esso spietato, stupido, condannato poi ad una giusta catarsi.
Finirà nel sangue, poiché l’unico modo per sganciarsi dalle maglie del crimine è eliminare chi tiene ben salde quelle maglie. Mitchell è un killer con l’anima, dedito all’arte che vorrebbe mettere da parte ma che deve per un’ultima volta far fruttare per raggiungere quel nirvana agognato nelle buie carceri di sua Maestà e materializzatosi nella fragile creatura bisognosa di protezione, Charlotte, che lo ingaggia come bodyguard.
Come il moderno noir insegna, l’amoralità delle persone si compie nella violenza mentre i sentimenti alternano momenti teneri a brusche virate brutali. L’ironia fa capolino e evidenzia l’assurdità di certe situazioni virandole poi in un contesto grottesco. Il tutto regge, anche il finale non conciliatorio che non ti aspetti, indice di una concezione del mondo profondamente nichilista e di una propensione alla non omologazione ai cliché hollywoodiani . Nella società d’oggi il male è banale, senza prospettiva di redenzione nonostante i talenti e le possibilità che le singole capacità umane promettono. Finale amarissimo in questo senso, elevatore a potenza di una stupidità generalizzata che trova la propria espressione solo nella violenza. Visione cupa del regista William Monahan autore per Scott e Scorsese e premio Oscar per The Departed . Suo il soggetto e la sceneggiatura sospesa tra il noir e il melodramma con strappi di metacinema – l’attrice Charlotte parla del cinema contemporaneo, quello di cui la sua interprete, Keira Knightley fa parte - che si affida per la messa in scena ad un parterre di facce assolutamente convincente. Nonostante qualche stereotipo nella caratterizzazione dei personaggi che fa adagiare lo sguardo sul già visto, è l’ambientazione, il clima cupo, notturno , dei sobborghi di Londra brulicante di ombre ad elevarsi a personaggio. Fotografato in modo sublime da Chris Menges, si pone come controcampo ideale del London Boulevard, il viale (del tramonto?) del buon ritiro , solare, della villa nell'esclusiva zona di Holland Park nella quale si rifugia Charlotte per sfuggire alla popolarità soverchiante. Il riferimento a Viale del Tramonto di Billy Wilder non è casuale. Un buon esordio , non esente da difetti ma tutto sommato un film godibile e divertente.
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