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Marilyn

Regia di Simon Curtis vedi scheda film

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La recensione su Marilyn

di zombi
6 stelle

filmino molto bello esteticamente che si bea di certe lentezze come fossero chissà quali velleità artistiche e invece trattasi di limiti televisivi, proprio da pomeriggio pre o dopo festivo. qui si parla di un ragazzo che entrato alla corte di sir lawrence olivier come terzo assistente regista, che da quello che ho capito vorrebbe dire galoppino in parole accessbili a noi mortali, e del periodo in cui marilyn monroe arriva in inghilterra per girare "il principe e la ballerina". l'oggetto metacinematografico marilyn è un oggetto alquanto instabile e pericoloso che non si limita a rappresentare una ragazzona bionda sull'orlo della pazzia. il grande sir credeva evidentemente di chiamare a corte la donna più ambita dall'universo maschile mondiale e fare semplicemente un film, ma doveva fare i conti con la corte dei miracoli che la diva si trascinava dietro paula strasberg e milton greene, oltre al marito arthur miller. in teoria paula e milton erano al seguito in qualità di coach di recitazione la prima e come produttore il secondo, ma gravitavano per prendersi cura della diva in caso di bisogno. già abbondantemente annegata in qualsiasi tipo di farmaco, marilyn si sentiva sempre inadeguata per far parte di un cast in cui chiunque venisse dal teatro. lei aveva bisogno del metodo per sentire di aver lavorato seriamente e veramente per diventare un'attrice, ma tutto questo si tramutava in ritardi mostruosi che fecero di quel set una turbolenta liaison, grazie alla quale però anche il grande attore di teatro, pare si rese conto di una certa sua inadeguatezza con questo nuovo modo di intendere l'arte e/o il mestiere dell'attore. in pratica colin diventa l'unico legame col set quando verso la fine sembrava diventato impossibile proseguire con le riprese. michelle williams che tengo d'occhio da quando nel 2004 la vidi nel bel film di wim wenders "terra dell'abbondanza"(e non è per snobberia che non cito dawson creek)è perfetta nell'incarnare e indossare marilyn, lasciando quel non so che di misterico che l'ha resa alla fine un'icona da appendere al muro. è comprensibile che un grande del teatro come sir lawrence olivier la trattasse male a causa dei ritardi, ma probabilmente intendesse ferirla per altro. quando la vede semplicemente recitare senza cercare a tutti i costi le ragioni di un ruolo e di un metodo che forse non facevano per lei, istintiva com'era, viene un pò di magone. molto più semplicemente la grande marilyn monroe era una ragazzotta che voleva essere amata e stretta per tutto quello che aveva perso quando era più giovane e totalmente sconosciuta. ora, era troppo ingombrante per se stessa e per gli altri. era una supernova che doveva esplodere per far risplendere una parte di cielo della sua morte per gli anni a venire.

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