Regia di Simon Curtis vedi scheda film
Io sono una di quelle che si è sempre chiesta se Marilyn Monroe fosse una vera grande attrice, o soltanto una icona di stile e sensualità dirompente e genuina, l' ultima vera diva di Hoollywood. Forse, come succede spesso, la verità sta nel mezzo.
Nel senso che, come ammette alla fine anche Olivier guardando i provini, Marilyn aveva un talento istintivo e nessuna vera costruzione o impostazione recitativa.
La risposta ai miei dubbi non viene certo da questo film, che però illumina la fragilità, l'insicurezza e l'infelicità di una donna autodistruttiva, forse troppo candida e a suo modo innocente, per il mondo dello star system.
Non un film eccelso, senza particolari originalità, una riproduzione fedele e sincera di stile ed epoca, che nella confezione impeccabile e brillante quanto basta, mi ha soddisfatto parecchio.
Il film racconta la genesi travagliata de Il principe e la ballerina, ( che haime, non ricordo di aver mai visto per intero e che spero di riprendere prima o poi), a causa delle tensioni nate sul set tra la diva insicura che non ricordava le battute, - forse a causa di alcool e droghe di cui faceva già abbondante uso, - e pretendeva accanto a sè la costante ingombrante presenza della sua maestra di recitazione Paula, (personaggio che devo dire ho trovato fastidioso, ma capisco la strana ossessiva dipendenza che potesse avere l'attrice verso questa donna) e il regista Laurence Olivier, - un bravo e convincente, un po' imbolsito Kenneth Branagh - che non la trattava con troppi riguardi, irritabile e scorbutico quando bastava a far crollare le già poche sicurezze dell'attrice, in conflitto col suo essere diva.
Michelle Williams è abbastanza aderente alla vera Marilyn nell' aspetto fisico, meno nel volto secondo me, e riesce a tradurne in gesti e pose la personalità quasi infantile e dolce, la tenerezza di una donna che quasi involontariamente, ma non inconsapevolmente faceva girare la testa agli uomini, praticamente senza difese di fronte alla sua naturale sensualità.
Come il giovane e ingenuo Colin Clark, l' aiuto terzo regista originario di una buona famiglia inglese, che nelle fasi della produzione del film ne diventa amico intimo e confidente e in qualche modo se ne innamora, e sarà lui ha scrivere il libro biografico che riguarda questa trasferta dell'attrice in Inghilterra.
Un film godibile dunque, sicuramente ben fatto e ben diretto che merita almeno una visione, anche e soprattutto per la buona prova degli attori.
Non conosco questo regista, che non emerge per qualche caratteristica particolare, ma la sua direzione è buona e convincente.
Bella e sensuale quanto basta, fa il ritratto di una donna dolce e tenera, ma fragile, insicura, incompresa e suo malgrado a volte capricciosa.
Ha una piccola parte, e non si fa dimenticare; è la costumista della produzione, e ha un piccolo flirt con Colin destinato a soccombere di fronte a Marilyn
Lei interpreta Vivian Light, moglie di Lourence Olivier che a suo tempo portò in teatro la parte che nel film è di Marilyn. Sembra insicura e gelosa del marito. Devo dire che è l'unica del cast a non avermi convinto molto.
Il bravo attore inglese si dimostra all'altezza del compito; i suoi modi bruschi e qualche volta cattivi, lasciano il segno. Ma anche lui di fronte alla star americana ha le sue debolezze e insicurezze.
Un personaggio se vogliamo, un po' antipatico eppure umano.
Sempre ottima e convincente, disponibile e comprensiva più di altri, verso le insicurezze di Marilyn.
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