Regia di Lucio Pellegrini vedi scheda film
Mario, dottore in carriera, raggiunge l’amico e collega Luca, figlio del suo primario, che ha aperto un ospedale non esattamente all’avanguardia in Africa. Peripezie e disagi, finché a metà film irrompe Ginevra, moglie di uno dei due dottori ed ex amante dell’altro. A Roma è accaduto qualcosa, indagano i carabinieri. Film di mattatori La vita facile, che fin dal titolo ricorda l’eroica epopea cinematografica di Dino Risi & Co. Si allude, però, al benessere sfrenato, senza remore, fatto di favori, soldi facili e sotterfugi per averli, conoscenze altolocate, falsi idealismi e ipocrisie. Politica corrente, si direbbe, e invece è cinema. Compatto, scritto bene, recitato meglio. Stefano Accorsi ha la commedia nelle corde, la versatilità di Pierfrancesco Favino fa perfino paura mentre Vittoria Puccini è una autentica rivelazione. Certo, rispetto agli anni 60 dei maestri mancano un pizzico di cattiveria e di coraggio in più, specie in sede di regia. Se prolunghi troppo i primi piani sulle facce commosse o intense dei protagonisti, poi ti commuovi anche tu, e non importa se il soggetto è un fetente. Ma la faccenda dell’empatia col maneggione, Sordi e la realtà insegnano, fa un po’ parte di noi, della nostra Storia. Però l’affresco umano è definito senza sbavature, e si ride con il cervello connesso. M.G.
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