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La vita facile

Regia di Lucio Pellegrini vedi scheda film

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La recensione su La vita facile

di mc 5
6 stelle

In un weekend in cui il dato più evidente è la sproporzione tra l'enorme quantità di pellicole uscite e la loro pessima qualità, ho voluto recuperare questo film che è arrivato nelle sale due o tre settimane or sono. All'epoca me lo feci scappare sia perchè in quel weekend erano concomitanti le uscite di film che ritenevo più degni d'interesse, ma in realtà anche perchè notai la presenza di un attore che non ho mai sopportato (Stefano Accorsi). Con ogni evidenza, il film ha incontrato i favori del pubblico, se ancora resiste al terzo posto della classifica degli incassi. Ma anche la critica lo ha trattato egregiamente. Dico subito che a me invece non ha soddisfatto. Ma prima di entrare nel vivo, mi sia concesso di ripetere (pari pari) la medesima premessa che avevo riservato al "Gioiellino" di Molaioli. Cioè vorrei esprimere rispetto e tributare omaggio a Lucio Pellegrini per essere riuscito a mettere in scena (e a farsi finanziare) un film che non sia la solita commedia di quelle che occhieggiano furbette dagli atri delle multisale. In altri termini ha realizzato (pur utilizzando anche i toni lievi della commedia) un dramma dei sentimenti che nulla ha a che vedere con le solite "parate di comici" che sembrano predominare al botteghino ed esaltare i produttori. Pellegrini colloca nelle sale questa sua nuova opera a breve distanza da quella precedente, quel brillantissimo "Figli delle stelle" che mi aveva visto spettatore divertito e soddisfatto. Purtroppo non posso dire la stessa cosa di questo "La vita facile" di cui ho trovato molto discutibile lo schema logico della storia che ci viene raccontata. A volte mi capita di assumere toni polemici nei confronti di stili di regìa nei confronti dei quali mi trovo agli antipodi quasi ideologicamente. Questo non è uno di quei casi. Il precedente film di Pellegrini era un pò un gioiellino di freschezza e originalità. Questo per dire che stimo questo regista e ne riconosco il talento. Tuttavia questa sua pellicola non mi ha convinto. Fermo restando che sono disposto a qualsiasi confronto in materia, proprio perchè la mia non è una posizione irrevocabile nè definitva, dato che, in ogni caso, si tratta di un cineasta che ha dei numeri. Purtroppo a sfavore giocano anche elementi tra cui la recitazione degli attori. Premesso che ho apprezzato la sempre bravissima Vittoria Puccini, avrei qualche perplessità sui due elementi maschili. Su Stefano Accorsi ho ben poco da dire, se non che non l'ho mai sopportato, il suo stile mi infastidisce fin dai suoi primi passi nel cinema. Per Favino il discorso è più articolato. Dipende molto dalle sceneggiature e dai registi che lo dirigono. Resterà per sempre nella mia memoria di cinefilo la sua esaltante performance nel ruolo dell'amante infelice in "Cosa voglio di più" di Soldini, un personaggio commovente nel suo irrisolto rapporto con la vita reale. Ma poi Favino è un attore versatile che funziona sia in ruoli intensi e drammatici come quello appena evocato, sia in ruoli brillanti come quello del cameriere di "Figli delle stelle". Io credo che in "La vita facile" Pellegrini non abbia saputo controllare e "convogliare" il debordante talento di Favino che, lasciato a briglie sciolte o comunque troppo allentate, ha "caricato" troppo il suo personaggio portandolo a tratti oltre le righe. Troppe scene madri in questo film, troppe litigate, troppi toni accesi, che ci restituiscono le coordinate di un mélo goffamente calato dentro un contesto di critica socio-politica. Ma prima di approfondire quest'ultimo aspetto, desidero completare il discorso sul cast. Vorrei segnalare la crescita artistica di Vittoria Puccini la quale (unitamente alla altrettanto brava collega Cristiana Capotondi) ha saputo affrancarsi da quella "chiave" di recitazione da fiction tv che le aveva regalato la celebrità, diventando -di fatto- una professionista credibile del cinema italiano. Riassumendo quanto sin qui detto: abbiamo un regista di talento, una brava attrice, un attore che al di là del ruolo specifico mi è da sempre antipatico, e infine un attore molto bravo ma qui male utilizzato. Ed è con un certo imbarazzo che che vado ad introdurre l'elemento peggiore di questo film: la sceneggiatura. Qui proprio non ci siamo. Però con un doveroso chiarimento: gli ultimi 20 minuti della pellicola sono molto coinvolgenti e sicuramente la cosa più bella del film. Il regista imprime alla fase conclusiva una inattesa accelerazione che scuote lo spettatore intorpidito da una vicenda fino a quel momento piuttosto prevedibile. Assistiamo infatti ad un finale che definirei eccitante e nel quale vengono assestati al pubblico un paio di colpi di scena davvero niente male. Peccato che questa svolta narrativa arrivi dopo un "corpo centrale" che si è trascinato stancamente. E poi lo sfondo non convince. Quello che molti di noi avevano temuto quando fu possibile vedere il trailer, si è purtroppo verificato. Mi riferisco ad un'Africa prevedibilmente veltroniana a cui non si sfugge, colma di stereotipi buonisti sulla popolazione indigena. Troppi bambini tenerelli, per intenderci. E proprio a quest'ultimo proposito, vorrei indicare a chi mi legge un esempio di come è possibile raccontare lo stesso tipo di sfondo con molto più dignitoso rigore e mano ferma e sicura. Mi sto riferendo all'intenso "In un mondo migliore", meritatissimo Oscar alla danese Susanne Bier. Anche là ospedali precari e medici volontari in terra d'Africa...ma quanto più stile asciutto e meno manfrina buonista! Anche là, peraltro, una storia d'amore collaterale...ma quanto meno tira e molla mélo da fiction tv!  Lodevole l'idea di una parabola sull'Italia di oggi, dove allignano corruzione e mediocrità, ma come diavolo si fa a scegliere un ospedale africano come osservatorio? E' proprio il meccanismo narrativo che non sta in piedi, non è credibile, soprattutto poi il lato sentimentale, con questo menage triangolare che io ho trovato poco plausibile. Certo, nella testa di uno sceneggiatore (in questo caso ne figurano addirittura tre) la fantasia può esprimersi in ogni direzione, ma stavolta si è esagerato, raccontando una vicenda che è, semplicemente, improponibile.
PS: mi rendo conto di esser stato molto duro. Ma, pur confermando tutti i miei dubbi sulla sceneggiatura, vorrei chiarire che non era mia intenzione sconsigliare la visione del film, che tutto sommato si fa guardare. Ho anzi deciso di attribuirgli la sufficienza, per almeno tre motivi. Primo: la Puccini è sempre più bella e più brava. Secondo: nel corso della visione si ascolta a più riprese il meraviglioso "La stagione dell'amore" di Battiato, una di quelle rare canzoni che ancora mi fanno venire la pelle d'oca. Terzo: Pellegrini dopotutto ha solo fatto un mezzo passo falso, sono più che certo che saprà fare di meglio.
Voto: 6

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