Regia di Giovanni Veronesi vedi scheda film
Manuale numero tre. Forse il peggiore della serie e per svariati motivi: sarà che di questo cinema in franchise se ne hanno già piene le tasche, sarà che l'unico amore presente nel film è quello citato nel titolo, sarà che il lavoro di Veronesi ci riporta in mente l'italietta del nepotismo e della scarsa coscienza, sarà che non se ne può più di vedere De Niro buttarsi via in produzioni indegne del suo nome o sarà che meno contenuti ci sono e più un film incassa, fatto sta che la pellicola risulti per lo più raggelante. Tre episodi, uno più inconsistente dell'altro , in cui traspare un'umanità (ed una nazione) meschina, dedita al tradimento, al vizio, all'intolleranza, all'ignoranza. Nessun contenuto, nessun messaggio, solo una sterile e patinata parata di stars più o meno in disgrazia dalla quale si salva solo Donatella Finocchiaro e dove l'apice al ribasso è rappresentato invece dall'insopportabile eros-narrante di Emanuele Propizio. Non ci sono Placido o Verdone che tengano, il film di Veronesi gira a vuoto, non fa ridere né tantomeno emoziona. Sempre uguale a sé stesso, coerente nella sua disarmante pochezza, si rivela per quello che è: una pura e semplice operazione di marketing. Quanto di più lontano ci possa essere dal vero cinema e dall'arte.
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