Regia di Jaume Collet-Serra vedi scheda film
«Lui non è Martin Harris. Io sono Martin Harris. Quell’uomo finge di essere me». Ve lo giura Liam Neeson dall’inizio alla fine di Unknown. Senza identità, ma in più occasioni farete fatica a credergli. Giunto a Berlino assieme alla moglie per lavoro, il dottor Martin si risveglia dopo un incidente d’auto, e il coma, e scopre che la moglie non lo riconosce e un altro uomo si è impossessato della sua identità. Che cosa determina chi siamo? I nostri affetti? I nostri ricordi? Un documento? Incubo a occhi aperti che scioglie il thriller psicologico nell’acido adrenalinico di una spy story ad alto tasso d’azione, mescolando sapientemente tutti gli ingredienti. E nell’abile colpo di coda finale tutto torna. Supportato dal bel libro del francese Didier van Cauwelaert, con Hitchcock nel cuore, il regista Jaume Collet-Serra mette a segno un mistery mozzafiato che per una volta potrebbe accontentare tutti. Tra i suoi punti di forza, una Berlino algida e gelata che è molto più di uno sfondo, un Liam Neeson più corporeo del solito, e Bruno Ganz, bravissimo. Lo script, affidato a due grandi sceneggiatori (Oliver Butcher e Stephen Cornwell) sfrutta tema e spettacolo. Preparatevi a godere di tutti i topoi del genere, a improvvise inversioni di ruolo che vi faranno perdere, per poi farvi ritrovare la strada.
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