Regia di Jennifer Yuh vedi scheda film
Rispetto al primo capitolo di certo si ride meno, ma complessivamente il risultato eguaglia il modello.
Il fascino della Cina colpisce ancora nel concitato sequel di Kung Fu Panda, che vede il passaggio di consegne da Mark Osborne alla regista esordiente Jennifer Yuh. La sceneggiatura di John Stevenson (con il contributo dei due autori del prototipo, Johnatan Aibel e Glenn Berger) mette in maggiore risalto la ricerca, da parte di Po, della pace interiore che gli è necessaria per sconfiggere il nuovo cattivissimo nemico (magnificamente caratterizzato, come del resto anche il personaggio della divinatrice). Tale ricerca si realizza compiutamente quando il panda prende coscienza delle proprie origini, e soprattutto del fatto che ciascuno è ciò che sceglie di essere, indipendentemente da esse. Sostenute da un'animazione al computer di qualità visualmente sbalorditiva, le tante scene di combattimento e d'azione acquistano varie marcie in più. Rispetto al primo capitolo di certo si ride meno, ma complessivamente il risultato eguaglia il modello ed intrattiene ad alti livelli. E il prologo realizzato in cel animation è incantevole anche qui.
Le musiche orientali di Hans Zimmer e John Powell calzano a pennello.
I doppiatori sono gli stessi del film precedente: Fabio Volo per Po (in originale Jack Black), Eros Pagni (Dustin Hoffman) per Shifu e Francesca Fiorentini (Angelina Jolie) per Tigre. A loro si aggiunge Massimo Lodolo per Shen, che nell'edizione d'oltreoceano ha la voce di Gary Oldman.
OTTIMO film (8) — Bollino VERDE
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