Regia di Jennifer Yuh vedi scheda film
Nonostante la legge spietata dei sequel, il nuovo episodio del panda maestro di arti marziali non solo resta fedele al capostipite, ma se possibile migliora il prototipo. Come in Principessa Mononoke è l’invenzione delle armi da fuoco il discrimine fra uno stato naturale e l’avvento della modernità portatrice di contraddizioni, guerre e lutti. Ovviamente rispetto a Miyazaki l’approccio filosofico è tagliato con l’accetta. L’armata Brancaleone di Po muove infatti contro il cattivo di turno – il pavone Shen, cui nella versione originale presta la voce un eccellente Gary Oldman – a spron battuto, senza andare troppo per il sottile, inanellando gag e spericolate coreografie marziali. Nonostante la cura certosina delle ambientazioni e il ritmo forsennato, Kung Fu Panda 2 conserva costantemente una chiarezza di fondo memore sia dell’epica del cinema classico (David Lean, George Stevens…) sia della lezione dei gongfupian dei fratelli Shaw (con citazioni puntuali di Lau Kar-leung e Chang Cheh). A Jennifer Yuh, che si è fatta le ossa sulla serie televisiva di Spawn, va dato atto di essere riuscita a dare vita a un insieme sincretico nel quale i singoli elementi s’amalgamano con grande inventiva e gusto. Proprio come il cast delle voci originali, nel quale spicca il redivivo Jean-Claude Van Damme (Maestro Croc) e Dennis Haysbert (Maestro Bue), il Presidente di 24, mentre Jackie Chan è praticamente assente (una notina dolente…). Insomma: Kung Fu Panda 2 non cambierà né le sorti dell’animazione né quelle del cinema. In termini di divertimento intelligente, però, è difficile chiedere di meglio.
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