Regia di John Woo vedi scheda film
John Woo riesce invece a sfruttare al meglio un'eccezionale prodigalità di mezzi produttivi per coniugare al meglio epica, emozione e spettacolarità in una visione d'autore che coinvolge la mente ed il cuore per cinque ore che non stancano, bilanciando brillantemente battaglie mozzafiato, strategie raffinate e introspezione psicologica. Voto:8,5/10
VOTO: 8,5 SU 10
John Woo torna a girare in Cina dopo un quasi ventennio americano e lo fa per un'occasione davvero speciale, un sontuoso kolossal di quasi cinque ore, il più costoso mai prodotto in Asia, su uno degli eventi salienti della storia antica cinese, la battaglia delle Scogliere Rosse del 208 d.C., eternata dalla letteratura cinese attraverso il romanzo epico del XIV secolo Il romanzo dei Tre Regni.
Premetto e ribadisco, a scanso di equivoci, di aver visto su Amazon Prime Video la versione di 275 minuti uscita in Cina, divisa in due parti da due ore e mezzo circa ciascuna, mentre in Italia e in Occidente uscì in sala un'unica pellicola di durata ridotta, di 148 minuti, che qui su filmtv ha una sua scheda a parte. Non credo guarderò mai la versione breve e mi sento di consigliare a tutti di investire il proprio tempo con il cut originale, che comunque si può affrontare diviso in due parti.
L'onnipotente primo ministro Cáo Cao (Zhang Fengyi) impone al debole imperatore della dinastia Han di muovere guerra a due signori ribelli della Cina meridionale, Sun Quan (Chang Chen) e Liu Bei (You Yong ). Il lato ribelle è quello a cui il regista dedica la gran parte delle sue simpatie e della sua attenzione, e sul grande schermo è rappresentato principalmente dal cancelliere Zhuge Liang (Takeshi Kaneshiro) e dal generale di Sun Quan, il saggio Zhou Yu (Tony Leung), la cui moglie Xiao Qiao (Lin Chi-ling) rappresenta per il primo ministro un'ossessione erotica. Un altro ruolo femminile significativo è quello della indomabile sorella di Sun Quan, interpretata da Zhao Wei.
Lo scontro tra le armate imperiali e l'alleanza ribelle ha il suo momento cruciale nella battaglia delle Scogliere Rosse, che ha due episodi principali, uno combattuto dalle armate di terra e una battaglia navale, dove, più che la mera potenza, saranno l'astuzia e la strategia a determinare le sorti della pugna.
La prima cosa che cattura l'occhio è il dispendio di mezzi che lascia a bocca aperta, teso a dimostrare che le capacità produttive cinesi non hanno ormai nulla da invidiare a quelle hollywoodiane. Ma se in altre occasioni (come La Città Proibita di Zhang Yimou) l'investimento economico aveva partorito un risultato sfavillante in superficie ma freddo nel cuore, qui John Woo riesce invece a sfruttare al meglio la prodigalità di schiere di comparse, set colossali ed effetti speciali per costruire un racconto che coinvolge la mente ed il cuore per cinque ore che non stancano, visto che Woo ci tiene appiccicati allo schermo con una pellicola di fluidità mirabile che, con qualche minore concessione al commerciale, coniuga al meglio l’epica, l'emozione e la spettacolarità in una visione d'autore che ricorda quanto riuscito a Peter Jackson nella Trilogia del Signore degli Anelli.
Ci travolge la potenza spettacolare di almeno tre grandi battaglie perfettamente coreografate, la visione mozzafiato a volo d'uccello sulla sterminata flotta di Cáo Cao, le abbaglianti testuggini di scudi accecanti, con Woo che si sbizzarrisce con arditi movimenti di macchina e, seppur questo sia un film storico e non un wuxia leggendario, si concede qualche scena in cui i personaggi sembrano sfidare le leggi della gravità, à la Tigre e il Dragone.
Tutto il prolungato minutaggio serve a Woo perché, oltre alla elaborate ed infinite scene di battaglia, il film non trascura l'aspetto umano ed interiore, le motivazioni strategiche e umane delle scelte che influenzano l'esito della guerra, la costruzione della fiducia tra alleati politici che diventano persino amici, gli inganni raffinatissimi e gli intrighi orditi per vincere in astuzia un nemico numericamente più potente sul terreno, comprendendo tramite capacità di introspezione i suoi punti deboli. Grazie a splendidi interpreti come Tony Leung la pellicola riesce a scandagliare l'interiorità di queste figure al confine tra la storia e la leggenda, che incarnano le doti di saggezza, riflessività, equilibrio, capacità di leggere gli altri uomini e la natura, che costituiscono un cardine della cultura cinese. Spazio adeguato è riservato alla messinscena della psicologia che sottostà alle scelte dei personaggi, come la battuta di caccia alla tigre che convince Sun Quan ad accettare di partecipare l'alleanza contro Cáo Cao o la nascita del puledro con Zhuge Liang a fare da levatrice.
E così i movimenti di macchina inventivi ed il montaggio elaborato non sono esclusivamente dedicati alle epiche scene di battaglia, basta vedere come Woo filma certi dialoghi tra Zhou Yu e Zhuge Liang per capire la cura messa dal regista per rendere questo mega kolossal un film d'autore e non un mero popcorn movie per le masse con gli occhi a mandorla. Si vede che Woo questo film lo sente suo e infatti ci piazza le sue firme d'autore, le sue amate colombe bianche e lo scontro finale ad armi (stavolta spade e non pistole) reciprocamente puntate.
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