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Sword of the Stranger

Regia di Masahiro Andô vedi scheda film

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La recensione su Sword of the Stranger

di ilcausticocinefilo
7 stelle

Il primo film originale dello studio Bones (famoso per serie anime come Wolf's Rain, Fullmetal Al­chemist, Eureka Seven) è un divertente omaggio ai B-movie, un chanbara (film di cappa e spada) che fonde Akira Kurosawa e Sergio Leone in un mix riuscito ed appassionante.

 

 

scena

Sword of the Stranger (2007): scena

 

 

Molti sono i riferi­menti, infatti, allo spaghetti western, soprattutto nella truculenza delle scene d’azione, che co­munque ricordano non poco anche i film del grande regista giapponese (e non per la violenza).

Proprio le molte sce­ne d’azione danno prova di un lavoro di anima­zione di ottimo livello, perché i movimenti durante i combattimenti sono fluidi e complessi, mentre durante le parentesi “statiche” i personaggi si muovono sempre a sufficienza ma, soprattutto, viene fatto un magistrale utilizzo degli sfondi, spesso molto dettagliati e realistici.

 

I protagonisti sono simpatici (e “Senza Nome” non può che ri­chiamare alla memoria il personaggio di Clint Eastwood nella trilogia del dollaro di Leone), ma a lasciare il segno sono in particolare alcuni comprimari, a cominciare da Rarou, un guerriero di provenienza occidentale e quindi uno straniero visto come una sorta di demone dalla gente del posto, per nulla abituata (siamo nel periodo Sen­goku, che va dal 1467 al 1573 circa) alla vista di fisionomie come la sua (ha i capelli biondi e gli occhi azzurri).

 

 

scena

Sword of the Stranger (2007): scena

 

 

Ciò che conta di meno, al tirar delle somme, è proprio la trama, abbastanza scontata e prevedibile, che però, fortunatamente, non inficia quasi per nulla il piacere della visione di un anime ben realizzato e avvincente, un divertissement apprez­zabile anche dai non appassionati, e ancor di più dagli estimatori di Kurosawa o Leone.

 

Nonostante l’ottima qualità, la selezione ufficiale al Festival di Annecy, il premio per la miglior animazione al Fantaspoa di Porto Alegre in Brasile e la menzione speciale al Future Film Festival di Bologna, il film viene però relegato da noi, come troppo spesso accade, all’uscita direttamente in home-video, mancando per l’ennesima volta di coinvolgere una più larga fetta di pubblico, al di fuori della co­munque nutrita schiera di appassionati. Buona la colonna sonora di Naoki Sato.

 

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