Regia di Nanni Moretti vedi scheda film
«Le merendine di quand'ero bambino non torneranno più!» si lamentava Michele Apicella in Palombella rossa (1989). E neanche i film di Nanni Moretti di quando eravamo ragazzi torneranno più, purtroppo. All'intuito del regista di affrontare i temi di cui gli italiani parlano quotidianamente (Berlusconi, il papa...), alla sua bravura di creatore di film da un puro spunto, inserendovi plurimi motivi di riflessione, non corrisponde più quella cattiveria che ne condiva l'ispirazione ai tempi d'oro.
Per Habemus papam, per di più, a forza di smentire, nelle varie interviste, le interpretazioni metaforiche date del film, ha tagliato sul nascere le possibili letture che quest'ultima sua opera poteva offrire. In questo senso, dal lavoro di Moretti esce un film ben fatto, ma irrisolto, soprattutto indecifrabile nelle sue finalità.
Restano tante facce scelte con grande intelligenza, da Piccoli a Scarpa a Milli a Stuhr e, pur con qualche incongruenza quasi inspiegabile (possibile che la psiconanalista - il personaggio più inutile - si porti appresso quello che a tutti gli effetti è un suo paziente?), il racconto fila via senza intoppi, rendendo simpatici questi alti prelati, la cui scorza è nella realtà senz'altro più dura di quanto il buon Nanni - anche lui un ateo devoto? - voglia far apparire.
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