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Habemus Papam

Regia di Nanni Moretti vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Habemus Papam

di alan smithee
10 stelle

Per la seconda volta Moretti affronta il tema ecclesiastico. E se nell'85 con "La messa e' finita" lo fa con la base della scala gerarchica - cioe' un prete di borgata al primo incarico - oggi invece affronta il vertice della stessa - ovvero il papa. In entrambi i casi il risultato e' sublime, trattandosi a mio giudizio delle migliori opere del grande regista.

Sulla trama

L'elezione a sorpresa del mite cardinale francese Melville (nome che piu' cinefilo non si potrebbe!) segna per quest'ultimo l'inizio di una dolorosa crisi interiore causata da un senso di inadeguatezza per un ruolo cosi' impegnativo, considerato per di piu' l'esito storico che il precedente trentennale pontificato ha segnato per i destini dell'umanita' intera.
La presa d'atto della propria inadeguatezza e' un sentimento raro del quale oggi molti dei nostri dirigenti in ogni settore della vita quotidiana dovrebbero prendere coscienza. L'arroganza del potere e la sicurezza della propria invincibilita' rendono i nostri padroni dei totem goffi e ridicoli. Il nuovo Papa invece sa di non poter essere all'altezza e dopo aver vagato solitario per le strade di una Roma seducente ai colori caldi del tramonto (sulle note di una meravigliosa canzone sudamericana che coinvolge in una dolcissima danza parallelamente anche i vescovi riuniti in attesa - e' la scena piu' bella e struggente del film) ritorna a "casa" e ufficializza al mondo intero la propria impotenza. Quale altro personaggio pubblico ha mai avuto questo sincero pudore di rifiuto?
E il film si chiude magistralmente con l'incognita di un balcone vuoto sopraffatto da un vento sferzante che scuote i tendaggi porpora della sede terrena del nostro Signore.
Michel Piccoli e' gigantesco con quei suoi occhi smarriti e liquidi, e la sua memorabile interpretazione ipoteca (salvo ingiustizie) l'imminente Palma d'oro cannese. Moretti e la Buy si ritagliano brillanti e spiritosi ruoli di contorno che stemperano il dramma umano del protagonista, mentre il kieslowskiano Jerzy Sthur e' uno straordinario e imbarazzato portavoce vaticano.

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