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Elegia di un viaggio

Regia di Aleksandr Sokurov vedi scheda film

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La recensione su Elegia di un viaggio

di Peppe Comune
8 stelle

"Elegia di un viaggio" di Aleksandr Sokurov è un film carico di laica spiritualità, sull'arte che contempla la vita e sulla vita completata magnificamente dall'arte, pieno d'amore per la bellezza e affatto privo di una sofferta elaborazione per la sua perenne offesa. Ogni spazio può essere il mondo e ogni tempo è partecipe della storia che scorre, basta saperli sottrarre dalla consueta transitorietà degli eventi particolari e inserirli nell'universale contemplazione del mondo. Questo sembra suggerirci il continuo flusso d'immagini, che senza soluzione di continuità ci portano dalla Russia all'Olanda passando per la Germania, attraverso case diroccate, foreste innevate, campagne sterminate, mari in tempesta, città popolate di luci e treni che sfrecciano veloci. L'inizio del viaggio è un albero in fiore, la fine il museo Boijimans di Rotterdam, in mezzo c'è lo spirito della creazione che l'artista non può fare altro che seguire, accompagnandolo devoto fino alla conclusione trasformando il viaggio stesso in un atto di superba creatività. La macchina da presa plana sul tutto che c'è sotto e la sensazione che ci offre è quella di inglobarlo per intero questo tutto, fino a penetrarlo nella sua più intima essenza, fino a rendere lo sguardo in soggettiva materia viva e vitale, generatrice in potenza di forme e di contenuti. Non c'è traccia di vita umana in questo viaggio onirico che conduce alle soglie dell'assoluto, solo figure indistinte, assorbite in un atmosfera plumbea carica di saudente misteriosità, rassomiglianti ad ombre che appaiono a scompaiono nella nebbia, come se fossero personaggi di un sogno o prigionieri di di un idea distorta della realtà. Una voce off accompagna lo scorrere delle immagini caricandole di un altri significati possibili e sconvolgendo la "normale" percezione sensoriale, una voce metitabonda che, andando oltre la mera descrittività dell'oggetto rappresentato, riflette sull'auspicata armonia tra l'uomo e la natura da ottenersi attraverso l'incontro elegiaco con la bellezza che si è fatta arte. Significa arrivare al museo di Rotterdam, al cuore pulsante di un esistenza, davanti alle opere di Bruegel, Leickert, Van Gogh, Saerendam, Seghers, di fronte a un vortice di sensazioni incorruttibili, quelle che solo un grande dipindo può offrire con tanta completezza d'intenti poetici. Perchè in esso è eternamente custodita la forma del mondo, perchè puoi trovarvi tutto o niente, il sacro e il profano, il prima e il dopo, l'estasi di un paesagio e la perfezione di un volto, la liturgia della vita e l'osanna della morte ed "entrarvi vuol dire non ritornare mai più". Questo è il cinema di Aleksandr Sokurov, un invito continuo ad andare oltre il rappresentato e il rappresentabile, a maturare un idea del visibile non semplificata, sottratta dai limiti di ciò che vediamo. Un esperienza da fare.

 

http://www.spietati.it/in-primo-piano/Venezia-58/foto-n-territori/elegia-dorogi.jpg

Elegia di un viaggio - Scena

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