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Piano... Forte

Regia di James Parrott vedi scheda film

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La recensione su Piano... Forte

di lorenzodg
stelle

The Music Box” (Usa, b/n 1932 -d.30 m-)  –cortometraggio conosciuto con più titoli ‘Piano…forte’, ‘La scala musicale’, La scatola musicale’-; inserito nelle comiche tv con il titolo ‘Ma che fatica!’.
    La coppia Stan Laurel & Oliver Hardy  (Stanlio & Ollio) ha dentro di sé una conoscenza l’uno dell’altro (e talmente complementari) da dire (sempre)  che vanno praticamente a braccio e prendendo l’intorno e i personaggi che si affiancano come un utile pretesto per giocare, irridere e farci ridere (oltre che pensare senza un cervello connesso e abituato ai cliché comici di ogni partitura scritta e riscritta). D’altronde con alla produzione il leggendario Hal Roach ogni spiegazione sembra inutile e ogni aggiunta (quasi) superflua. Il duo è di una generosità encomiabile e fuori dall’ordinario: un senza nulla da omettere e da aggiungere per raccontarci un’America dal sentore malinconico (nonostante il ridere) e disilluso (nonostante il Nuovo Mondo ne abbia di cose da propinarci per ingannarci). Ma il gusto di ammantare il misero sotterraneo della società dei primi decenni del novecento c’è tutto: con sonoro sberleffo e risate fragorose il destino dei due ci propina il nulla che diventa contenuto e la cornice che diventa un quadro ubriacante di destini, sentieri e vistose gag di corpo (e anima) che s’allargano dal set per dileguarsi (e infiltrarsi) nel vivere mesto quotidiano e nell’allegria pimpante di un sogno (americano) agognato sfrondato da mille occhi chiusi e da uno sguardo che ci guarda e dentro la cinepresa si ridesta con noi (come uno specchio bi-riflesso che accomuna i mondi di vuoti e di risa salutari).
    In questo cortometraggio di elegante struttura e di incastro semplice, l’ardimento comico della coppia raggiunge livelli di immediatezza e folgorante seduzione recitativa. Si trovano (e ci sono) tutti i tic classici del loro agire senza pause e ripetizioni fastidiose: in pochi lampi, momenti e inquadrature ecco le movenze e le frasi rigeneranti per farci vedere, partecipare e (sor)ridere: lo scambio de ruoli, il destino invertito, il poliziotto che detta legge, i cappelli che vanno sulla testa sbagliata, la fatica di chi non si stanca, lo scemo e l’altro scemo, la fontana e il bagno, il campanello che s’arrabbia, la moglie che addolcisce, il professore burbero, il regalo in musica, il caos e la pace, il set distrutto, il solito camion in strada, le scale e la casa in fondo, la firma e l’inchiostro, l’arrabbiatura e la denuncia, il botta e risposta, la porta e la finestra per entrare, lo scivolare tutto, un’idea e un’altra peggio, un silenzio e un fragore, un sogno e un sbuffo alla cinepresa.
    Arrivano e si fermano con un carretto trainato da un cavallo con un pacco regalo: una pianola e l’indirizzo del dono. “E’ quella casa in fondo alla salita”. Un signore risponde, riprende Ollio che dice la stessa frase a Stanlio. E come non dire ‘è quella cosa alla fine della lunga scalinata’; la risposta giusta (salita per sentiero) fa sbagliare la consegna. E così tutte le scale per finire il lavoro e guadagnarsi la giusta fatica con la consegna per un ottimo film(ino) ricordo. Stanlio si adopera da solo a sfilare la cassa (con la pianola) da dietro il carro ma Ollio giustappunto dice ‘no…qui bisogna usare l’intelligenza’ (per faticare meno o quasi nulla). Che fa? Si mette in ginocchio per avere sulla (sua) groppa tutto il peso del regalo. Ma il quadrupede porta avanti tutto il mezzo e (inavvertitamente) la pianola ‘impacchettata’, schiaccia il buon Ollio e tutto va per terra. Ed ecco che comincia l’elenco delle volte per riuscire a portare il ‘peso regalo’ su alla fine delle lunghe scale.
    1a volta: una donna (bambinaia) ostacola il percorso, importuna il duo e la pianola ritorna in strada;
    2a volta: un  vigile richiama l’attenzione di Stanlio e Ollio che a metà percorso, una volta uno e poi l’altro, lasciano ‘sola’ la pianola che ri-scivola in strada; e qui lo schiaffo del poliziotto ai due per riparare al fastidio dato alla donna è di grande freschezza espressiva nei volti e nei modi;
    3a  volta: arriva il professore che scende la lunga scalinata mentre il duo sta riposando lungo il percorso mentre stava riportando su la pianola. ‘Devo passare’, ‘Passi di lato’, ‘Io professore…..passo di lato…’ e l’occhialuto Professor von Schwarzenhoffen (in perfetto smoking) perde le staffe col suo bastone e i suoi modi da clown. Il suo cappello (il bel cilindro)vola in fondo mentre una ruota lo schiaccia inesorabilmente e a noi cadono le braccia per ridere fragorosamente e guardarci dentro come una coppia intramontabile. La pianola non ci sta e ritorna in strada (da sola, quasi con entusiasmo);
    4a volta: finalmente il duo ‘scombinato’ per eccellenza arriva a destinazione con il ‘pacco-regalo’ (superpesante) ma un postino che arriva lì per il suo lavoro rimarca…’siete venuti dal fondo’…’furbi….ma se la strada finisce proprio qui in cima’.. E che fanno i due….riportano la pianola giù per tutte le scale, ricaricarla, metterla su carro e proseguire la strada per arrivare a cestinazione! Ma erano già a destinazione!
    5a  volta: col carro e il loro quadrupede Stanlio e Ollio portano la pianola davanti alla casadi ‘Boulevard’).
    E ora comincia il ‘comics’ del suono del campanello, dell’entrare per forza perché nessuno è in casa, rompere gli indugi, qualche finestra e gli arredi ordinari di un set ‘in progress’. La pianola scivola ancora (questa volta sulle scale interne), ritorna fuori, fa bagnare i due nella fontana antistante, entrano dalla porta (ai due prodi le porte e le finestre, in molti casi, paiono fragili come burro sciolto) mettono la pianola a posto e ‘scartano’ il pacco cercando di ripulire lo scompiglio.
    Ultimo tratto: ritorna il Professore alteratissimo quando vede i disturbatori in casa sua e senza pensarci (irritato e pomposamente tracimante di vanagloria inutile) prende un corpo contundente (ma sì una scure come un martello) e rompe in mille pezzi la pianola (che bello vedere il trio che saluta l’inno che rimescola il comico con la gloria nazionale ma il Professore deve ultimare il lavoro ferma la musica per rompere definitivamente il mezzo ‘sonoro’). Anche perché ‘io odio le pianole’ dice con grande forza.
    Finale: Arriva la moglie che calma il marito che ricorda al marito che ‘quello era un suo regalo’ per il dolce maritino. ‘Ho sentito che odi le pianole’. ‘Ma cara non è vero io amo le pianole’. Tutto mentre Stanlio e Ollio guardano con misura così scena mai tanto bella per gloriare il corto di un sorriso da spettatori (il loro). ‘Cosa posso fare per ripare’ dice il Professore. Basta una firma per la consegna fatta e il lavoro finito. Ma la penna dà un ultimo ‘plot’ a ciò che esce: l’inchiostro spruzza il suo disagio per firmare e va verso il viso del Professore. E ai due cosa resta fare? Fuggire come al soilito dal set e da ogni scherzo possibile i(ni) immaginabile
    Lo scontro fisico è finito, le risate comprimono il cuore e le voci si perdono tra i rumori (fuori campo) di ogni gag studiata e arditamente movimentata. Stan e Oliver cadenzano in modo ineluttabile un percorso (di trasporto) filmico esemplare: senza mezzi altri il duo orienta il set, attrae ogni remora di gioco forzato e lascia andare i personaggi a qualsiasi fraintendimento che giova al marchingegno e al loro gusto di grandi (generosi) in ogni dove (come qualsiasi bambino-adulto vorrebbe essere). “The music box” resta uno dei capisaldi del duo per densità di proposta in un ambito scenografico ristretto sfruttando con dovizia ed eccezionale sagacia il ‘sociale’ che si incontra (e si può incontrare) senza forzare oltre ma rendendo ‘iperbolico’ lo ‘scontro’ verbale (giocato su accorgimenti sapienti) minimo e il movimento dei corpi (magistrale, delizioso e in camera). Stan e Oliver come due in uno. Un solo ‘baccello’ per spauriti e rigogliti campi di voci inutili. Il fondo dei sentimenti umani si alza con leggerezza (con un soffice vento ‘deserto’) da un suono (intonato) che scivola in fondo alla scala (delle note) di una strada dove ognuno di noi sta aspettando il loro (S&O) riso-fragorso  e mano nella mano si allontanano in fondo (ai nostri animi).     “The music box” è un cartello che indica il luogo dove il cortometraggio fu girato. Alcune cose sono cambiato ma la fantasia che procura ancora oggi rimane indelebile.
    Il cortometraggio è stato girato dal regista James Parrott (come molte altre comiche) con la produzione di Hal Roach (vero padre della coppia); si ricordano gli attori che danno luogo a tutto il contesto: Billy Gilbert (il Professore), Charlie Hail (il postino), Sam Lufkin (il poliziotto), Hazel Howell (la moglie del Professore) e Lilvan Irene (la donna). Il cortometraggio venne premiato con l’Oscar nell’edizione del 1932.Si ricorda che lo stesso fu ‘colorizzato’ negli anni ottanta ma si consiglia vivamente di (ri)vederlo in originale bianco e nero (con una fotografia in filigrana bella e affascinante).
    Voto: 9/10.
 
            

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