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Piano... Forte

Regia di James Parrott vedi scheda film

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La recensione su Piano... Forte

di mck
10 stelle

Ruzzolare... Stan Laurel & Oliver Hardy mi hanno ricordato cose che SAPEVO da bambino e che ho via via accantonato, rimosso, dimenticato, sovrascritto.

 

Ovvero: scavalcando dal balcone...

 

Dall'esterno giorno del set-vita, in ascesa imperterrita e convinta scalando gradini un passo dopo l'altro anzi due avant'in su ed uno all'indietro in giù verso la casa sulla cima della collina, all'interno notte del sogno-desiderio-ricordo, verso il paesaggio sotto-antistante o di fronte a mezza costa, guardando attraverso la finestra della memoria risvegliata dalle voci provenienti da un altro tempo, in b/n, solcanti quello stesso spazio specifico lungo gli anni fino al qui ed ora.

 

...Palm Springs, Effie Street, Ocean Park, Culver City, Venice Beach...

                                   ... Mulholland Drive ...

               ...Chaplin, Keaton, Lloyd, Arbuckle, Langdon...

                                  ...Sisifo ed Ejsenstejn... 

 

   ...Chinatown, Black Dahlia, the Shining, Happy Accidents (brad anderson)...

..."Remake", Connie Willis, 1995 - "A Stir of Echoes", Richard Matheson, 1958... 

 

- ["Ci sono degli uomini là fuori, sulla scalinata. Parlano, gridano, non è una rissa ma ci manca ben poco. Li ho sentiti anche la notte scorsa, e quella precedente, eppure...". E c'era un altro rumore, come un colpo sordo, come se qualcosa scivolasse e cozzasse, come se un oggetto enorme fosse trasportato con un carro su per la collina...]  =  magari non per la dolce stradina asfaltata, non ancora, ma affrontando direttamente l'impervia ripida scalinata, a piedi sotto al sole gambe in spalla, spingi e tira, schivando le orrende orripilanti anime belle ed i poliziotti di ronda nel quartiere.

 

- ["Non può trattarsi di un trasloco, a quest'ora della notte, non è vero?" - "No, è come..." - "Come cosa?" - "Come se due uomini stessero trasportando..." - "Trasportando che cosa, nel nome di dio!? " - " Trasportando un pianoforte. Su per quei gradini..." - "Alle tre del mattino?!" - " Un pianoforte e due uomini. Ascolta..." ]  =  (desidera) senti? Guarda, pensa, osserva, riconosci... e ricorda... Considera, vedi? Vedi?!

 

- ["Gesù, hai ragione. Ma perchè qualcuno dovrebbe rubare..." - "Non lo stanno rubando, lo stanno consegnando." - "Un pianoforte?" - "Non l'ho mica deciso io. [...] Le voci... Le ho già sentite da qualche parte..." - {"Ecco che sei riuscito a cacciarci in un altro bel guaio!"} - Avanzò, contando gli scalini, e si fermò. E non c'era più nessuno, lì. Non c'era alcun posto dove degli sconosciuti potessero essersi nascosti. E i due uomini erano rallentati dal peso del pianoforte verticale. Come so che si tratta di un pianoforte 'verticale'? Ma sì... verticale! E non solo, ma anche imballato in una cassa!]  =  ed eccoci nei dintorni di Los Angeles, California, U.S.A., a cavallo fra gli anni '20 ed i '30: stesso spazio-luogo, altro tempo in sincretica contemporanea sincronicità parallela ir-reciproca: l'infanzia sognata d'adulti, il ricordo riscritto di ciò che fu verso una realtà proiettata dallo schermo d'allora verso i nostri occhi di ieri, adesso, domani, oggi, sempre, ora: per sopravvivere alla modernità che tutto mischia e dimentica, al tempo che passa e ti strapazza: meglio fare e disfare e rifare una salita arrancando ed una discesa rotolando giorno dopo giorno dopo giorno che passeggiare con la puzza sotto il naso e/o roteando un manganello.

 

- ["Che cosa significa?" - "Perchè sono qui? Sono davvero fantasmi, e perchè dei fantasmi dovrebbero scalare questa collina ogni notte, spingendo e tirando quella pianola nella cassa di legno, notte dopo notte?" - "Perchè i fantasmi vanno e ritornano in un certo posto? In cerca di soddisfazione? Di vendetta ? No, non QUESTI due. Forse è l'amore il motivo..." - "Forse nessuno glielo ha detto..." - "Detto cosa?" - "O forse se lo sono sentiti dire un sacco di volte ma non vi hanno mai creduto, perchè, forse, nei loro ultimi anni, le cose gli andavano male. Voglio dire, erano malati, e qualche volta, quando si è malati, si dimentica." - "Che cosa si dimentica?" - "Quanto volevamo loro bene."]  =  un bene innato, spontaneo e disinteressato, spesso per forza di cose (a diritti d'autore scaduti-vite immortali/late), a senso unico: un bene che nasce da sè ed insorge spontaneo quando, giunti a metà del percorso verso la méta, s'accorgono che vi era una stradina più dolce, comoda, facile ed agevole per arrivare lì dove sono ora, sulla soglia, a mezza via, e perciò decidono di ridiscendere l'erta scalinata irta di pericoli ['ben'pensanti, forze del(l') (dis)ordine] ritornando sui propri passi stanchi, affaticati ... ed un attimo dopo in piena forma pronti per il resto dell'avventura, percorrendola quella via normale, contro stimolando il buon senso evidenziando l'errore di fondo del senso comune, l'apatia retorica della consuetudine ... solo dopo però aver per l'appunto sperimentato l'assurdo reiterato, la catastrofe costruita, il progetto di cataclisma, la pianificazione del DisOrdine anarchico ma sensato perchè Vivo, l'architettura di una distruzione, il crollo Keatoniano di una comunità al collasso Chapliniano del Capitale Umano...

... per giungere poi sul luogo da cui erano ripartiti e già arrivati, sulla soglia della magione in cima alla collinetta, ed il prossimo passo è farcelo entrare in casa il pianoforte: di fronte alla porta aperta-chiusa, automaticamente, naturalmente scoprono e c'insegnano, dimostrandocelo coi loro corpi e le loro gesta...

... che è meglio, quasi sempre, passare per la finestra arabescando, capitombolando, ruzzolando scapicollandosi, scontrandosi e rialzandosi...

 

Da bambino abitavo in una (per me) grande casa (oggi si chiamerebbero ville bifamiliari e costerebbero il quintuplo) con giardino e cortile (ci abito ancora, in una simile, ma che non è la stessa). All'ora di pranzo la voce di mia madre che mi chiamava ed io che controvoglia ma con l'acquolina in bocca abbandonavo il gioco e salutavo il cane e correvo verso il balcone della cucina (in sala da pranzo/salotto non si mangiava, era riservata alle occasioni speciali e ad un riassetto meticoloso) situata come le altre stanze s'un cosiddetto piano rialzato: allora mi arrampicavo sul balcone e da lì a lavarmi le mani (quasi sempre) per poi sedermi alla tavola imbandita. (E poi, a volte, per altre occasioni, viceversa.) Ecco, non era affatto la via più semplice, la strada consona, il percorso normale (che sarebbe stato un giro più lungo, una scala interna, due porte, un corridoio...), e non lo facevo tutte le volte altrimenti i rimproveri si sarebbero visti e sentiti..., ma era il modo più bello, più divertente, e più GIUSTO.

 

Stan Laurel & Oliver Hardy mi hanno ricordato cose che SAPEVO da bambino e che ho via via accantonato, rimosso, dimenticato, sovrascritto.

 

Oggi per andare al lavoro sono saltato giù dal terrazzino invece che come al solito compiere il giro normale...e solito. Sarà stato circa un metro e mezzo di salto-volo.

Al lavoro non ci sono infine arrivato però: il medico mi ha dato i classici tre giorni: lieve raffreddore-leggerissima storta-qualche decimo di grado celsius.

Ma continuo a ridere come lo scemo più felice al mondo.

 

In attesa/prima che le ombre vengano illuminate...

 

Nota: tutte le parti tra parentesi quadre sono state tratte pari pari, salvo qualche cambio di punteggiatura e corsivo, dal racconto breve (10 pagine) di Ray Bradbury del 1995 intitolato "Another Fine Mess" (che, oltre ad essere la celebre battuta-tormentone-catchphrase (con Nice al posto di Fine) di Ollio a Stanlio, ed un loro omonimo 2/4 rulli del '30 (ch'è il remake-reboot di Duck Soup del '27, in cui Ollio rassomiglia ben poco alla sua maschera paciosa ma con barba di due/tre giorni e sporco di fuliggine ricorda più...orson welles e pruitt taylor vince...!), è anche il nome di molte canzoni dautoreindiepop), contenuto nella sua raccolta del 1996 che porta lo splendido titolo di "Quicker Than the Eye" (veloce come l'occhio-come un battito di ciglia non è la memoria che oltre a scrutare il paesaggio-quadro-frame di fronte deve scartabellare strati e strati di informazioni accumulate in anni e anni: questa pagina è stata caricata in 0,25 secondi: in questo lasso di tempo l'immagine-profumo-consistenza della madeleine ha a malapen'appena raggiunto i gangli s-nodali più esterni delle sinapsi all'avamposto di frontiera della corteccia cerebrale esterna, sempre che non sia stata trattenuta per accertamenti dai recettori della retina come immagine clandestina-fantasma-latente-latitante...), pubblicata in italia da mondadori nel 1998 con la traduzione di Cecilia Scerbanenco.

 

Ed è citato brevemente anche ne " il Dilemma del Prigioniero " di Richard Powers (1988), ed. Bollati Boringhieri, 1996 [a pag.33].

 

I corto-mediometraggi di Laurel&Hardy vengono trasmessi da raitre in striscia post blob feriale da poco prima di natale e proseguono imperterriti verso febbraio inoltrato, riscaldando un poco i nostri giorni della merla.  

 

Qui di seguito due link scelti quasi a caso tra i tanti che mettono a confronto le location ieri e oggi:

-- http://www.laurelandhardy.org/MusicBox.htm

-- http://www.classicvideostreams.com/BCVS/L-H/phg_musicboxsteps.htm

 

Ruzzolare... 

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