Regia di Laura Luchetti vedi scheda film
Leggera e in punta di piedi, si muove così verso la sua prima regia Laura Luchetti, che si era già messa alla prova con uno degli otto episodi di Feisbum. Il film. Qua e là il suo Febbre da fieno non sembra un film italiano. C’è qualcosa di francese, e di inglese, una brezza che non è sempre e solo il Ponentino della sua Roma. Certo che la Capitale è nell’aria, ripresa dal cielo, e sulla terra nei suoi angoli più noti, quasi una cartolina da spedire altrove, anche grazie a una fortunata distribuzione (la Disney Motion Pictures). Matteo e Camilla, Stefano e Franki, un coloratissimo negozio di modernariato che rischia di chiudere. Guardando al futuro, ma tenendo ben saldi i ricordi, i protagonisti camminano tutti sopra le nuvole, personaggi in bilico sospesi tra Candide e Amélie Poulain. Se al centro si aggira l’amore, il risultato è un film sui capricci del destino, su ciò che va e ciò che viene. Ciò che resta, e che talvolta riesci a vedere solo quando non c’è più. Una fresca sorpresa da una giovane di talento che sa già usare la macchina da presa in modo fluido e armonico. Che già osa inquadrature impossibili e personalissime, ponendo sin da questo esordio le basi di un tocco riconoscibile.
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