Regia di Jeff Buhler vedi scheda film
Jack si finge pazzo per riuscire ad avere notizie della sorella, ricoverata in un istituto per malattie mentali in seguito ad un tentativo di suicidio dovuto ad una forte depressione dopo la morte della madre: ovvero per farsi ricoverare nella stessa celeberrima struttura ove sta rinchiusa la sorella; per indagare sulle ragioni per cui non gliela fanno più vedere; per scoprire cosa ci sta sotto le trame di un celebre luminare, studioso della psiche e delle malattie mentali più autodistruttive.
Facile dedurre che agghiaccianti esperimenti sui malati, ormai ridotti a cose, a cavie pronte ad essere testate per i più efferati e torbidi piani di una mente anch'essa ormai deviata, siano l'epicentro e la ragione di tutta questa ritrosia a mostrare al pubblico lo stato psico-fisico delle persone ricoverate nella celebre clinica.
Un horror che bazzica su territori già ampiamente sperimentati; un nuovo “Bedlam” (quello originale di Mark Robson con Boris Karloff nei panni del sadico dottor Sims, risale addirittura al '46 e pare ancora avveniristico e visionario se rapportato a quei tempi) un po' fuori tempo massimo, pur aggiornato ai traguardi inevitabili di una scienza che qui diviene più un capriccio della mente che una scienza nata per curare e scoprire,porre rimedio.
In questo senso la prova manierata, incontenibile e gigiona dell'altrove validissimo Peter Stormare appare forzata ed incongruente, quasi una farsa; così come certe figure di folli rinchiusi nel reparto di massima sicurezza: personaggi sfacciatamente presi in prestito ad altri ben noti e decisamente meglio connotati, primo fra tutti l'inimitabile Hannibal Lecter, nei confronti dei quali il regista sembra si preoccupi di caratterizzarne ed incupirne unicamente l'iride per descriverne la mutazione in mostri spaventosi ed assetati si sangue e di calore vitale.
La storia finisce per adagiarsi sui binari ormai logori dello zombie movie, anche se la prova del protagonista, un Jesse Metcalfe fin troppo perfetto come Big Jim, denota un certo volenteroso impegno da parte di un attore che cerca di non limitarsi ad apparire solo il bello di turno.
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