Regia di Alexis Damianos vedi scheda film
Sergente dell'esercito greco ai tempi della dittatura dei Colonnelli si innamora, ricambiato, di una esuberante e graziosa prostituta protetta da un irsuto e umbratile uomo di mezza età che vive ancora con la madre , finendo per sposarla. Quando questi viene congedato, mancando dei mezzi di sussistenza, la ragazza ritorna a fare la vita. Inutile e beffardamente drammatico l'ultimo tentativo di riappacificazione tra i due anche per l'intervento del terzo incomodo deciso a non rinunciare alla sua unica fonte di sostentamento.
Commedia amara e venata da un irridente pessimismo, quella del regista greco (già apprezzato autore teatrale) è una vivace incursione nella povertà desolata dello scalcinato sobborgo di una città portuale greca dove si consuma la malcelata tragedia di una umanità solinga e sconsolata che si culla tra il sogno ingenuo di una improbabile normalità sociale (la prostituta che cerca di accasarsi, il sergente che cerca di redimerla e il magnaccia che cerca di riconquistarla) e la divertente alchimia di una pittoresca poetica degli emarginati che leggono i fondi del caffè e attendono increduli il remoto miraggio di una salvezza che arrivi dal mare. Sempre in bilico tra un registro di grottesca ironia e gli accenti tragicomici di una ferale isteria, vale come analisi di un bizzarro spaccato sociale (tra le inutili parate di una ridicola legione di soldatini danzanti, la brulla desolazione di un villaggio sabbioso di casupole incompiute e lo squallore di una economia miserrima tra prostituzione ed emigrazione) ma vale ancora di più come pittoresco ritratto di donna (la Evdokia del titolo), una gaia e tarchiata ninfetta egea che conduce la vita ma sogna un'altra vita, che concede il suo corpo per i soldi ma il suo cuore solo per amore, lacerata tra la tenera indulgenza per il suo protettore e gli improbabili slanci di un amore idilliaco che si infrange contro una realtà di miseria e fatalismo.
Forse un pò disorganico ed episodico per via di una scrittura che punta ai personaggi più che alle dinamiche della narrazione e inficiato da un montaggio discutibile, si apprezza per l'ottima fotografia e per lo sguardo di amaro disincanto che riserva al contesto sociale, ravvivato qua e là dai guizzi di una lontana tradizione musicale.
Annoverato dalla critica ellenica come una delle dieci migliori opere cinematografiche nazionali.
Irridente fatalismo sulle sponde dell'Egeo.
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