Regia di Don Hall, Stephen J. Anderson vedi scheda film
Divenuto ormai marchio stampigliato su qualunque superficie, si tende a dimenticare che il pacioso orsetto rossovestito della Disney è nato quasi un secolo fa dalla penna aggraziata di A.A. Milne. Protagonista, negli anni, di diverse serie animate in Tv e di alcuni lungometraggi (dedicati a Pimpi, a Tigro, agli Efelanti) che hanno spostato l’attenzione sui comprimari, Winnie the Pooh torna sul grande schermo con un film (supervisionato dal mago John Lasseter) che rende giustizia alle pagine di Milne, mettendole letteralmente al centro dell’azione. I personaggi, ricreati nel tratto morbido e acquarellato della migliore tradizione disneyana, si muovono tra le pagine del libro, interagendo con le parole stampate, che prendono vita e si fondono nel Bosco dei 100 Acri. La logica tutta infantile e strampalata di Pooh & Co. (con il controcanto dell’impagabile pessimismo cosmico dell’asinello Ih-Oh) è il filo rosso di un’avventura che lega alcuni dei capitoli del libro di Milne, mantenendone il delizioso tono surreale. Un paio di numeri musicali ritrovano pure il gusto vagamente psichedelico della Disney che fu e arricchiscono un film che è un piccolo gioiello di intelligenza e grazia. Sui titoli di coda, quasi un dietro le quinte, animali di pezza reinterpretano alcune scene del cartone, mentre canta Zooey Deschanel: capitoleranno anche gli spettatori più attempati.
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