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Winnie the Pooh

Regia di Don Hall, Stephen J. Anderson vedi scheda film

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La recensione su Winnie the Pooh

di Alvy
9 stelle

Il 51° classico Disney, oltre a rappresentare il commosso congedo dall'animazione tradizionale, è un autentico gioiello che meriterebbe di essere riscoperto, con sequenze musicali deliranti e folli ed un umorismo geniale filologicamente coerente con l'universo infantile di Alan Milne. Imperdibile.

 

L'animazione tradizionale meritava un congedo ben diverso da Mucche alla riscossa. E questo Winnie the Pooh assolve splendidamente alla funzione, risultando uno dei classici più belli del canone Disney, persino superiore al film antologico del 1977.

 

Il modesto successo al botteghino del pur meraviglioso La principessa e il ranocchio aveva fatto capire anche al recalcitrante John Lassater (dal 2006 al 2018 a capo del reparto creativo Disney) che il revival dei disegni animati, che avevano fatto la fortuna della Casa del Topo, fosse ormai impossibile. A sancire definitivamente il cambio di passo fu la straordinaria riuscita anche al box office del capolavoro Rapunzel, in cui le nuove leve Disney cresciute a pane e CGI riuscirono, sotto l'acuta direzione e osservazione dei giganti dell'animazione tradizionale ancora presenti allo studio, ad infondere all'animazione computerizzata quel sapore 'disegnato' profondamente coerente con l'estetica disneyana. Tradizione e innovazione si erano sposate così efficacemente in Rapunzel (non solo a livello estetico) che non era assolutamente ipotizzabile un ritorno ad una pura e semplice animazione tradizionale.

 

Il miracolo inaspettato di questo Winnie The Pooh è figlio tanto dell'esigenza della company di ridare linfa vitale ad un franchise mortificato nei decenni da troppe trasposizione televisive e cinematografiche di basso livello quanto dell'aspirazione, da parte della seconda grande generazione di animatori Disney, di onorare i nine old men al cui magistero si erano formati e di cui il Pooh del 1977 rappresentava un totem intoccabile.

 

Autentiche leggende come Andreas Deja, Eric Goldberg, Mark Henn, Burny Mattinson permisero, dunque, la realizzazione di un film fresco, divertente, ossequioso nei riguardi della tradizione ma anche capace di risplendere di vita propria, come testimoniano la delirante e magica sequenza astratta della The Backson Song o l'immaginifico viaggio onirico di Pooh sulle note di Everything is Honey. Non a caso, anche il lavoro musicale di Henry Jackman (da lì a poco uomo di fiducia in Disney e, in seguito, autore anche della splendida colonna sonora di Captain America: The Winter Soldier) e dei coniugi Robert e Kristen Anderson-Lopez (che sarebbero assurti - immeritatamente? - all'Olimpo disneyano con Frozen) è di altissimo livello e di grandiosa varietà stilistica.

 

Nettamente superiore al classico del 1977 purtroppo abbastanza datato, questo film è un gioiello che meriterebbe di essere riscoperto, forse anche dalla Disney stessa che, come sempre, non ha perso occasione per danneggiare la propria immagine, all'epoca distribuendo il film nelle sale poco e male facendolo uscire neanche un mese dopo in home video e, in seguito, arrivando inspiegabilmente a rimuoverlo dai vari cofanetti/forzieri europei DVD e BluRay con tutti i classici, creando discrepanze nella numerazione prive di qualsivoglia logica. Fossero questi i film di cui vergognarsi...

 

Lì dove la Disney sbaglia, è bene dunque che i fan Disney rispondano a viva forza: Winnie The Pooh Nuove Avventure nel Bosco dei 100 Acri è il 51° classico Disney ed uno dei migliori dell'intero canone.

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